domenica 16 ottobre 2011

Omelia 16 ottobre 2011

Domenica ventinovesima del T. O.

Caro direttore, ieri ho fatto eseguire una piccola riparazione in casa. Il tecnico mi presenta il conto : euro 286,50, con Iva 346,67 e aggiunge: «Se non le serve la fattura facciamo 270» che possiamo tirare a 260 (sconto del 9% sull’imponibile). Considerato che nell’anno scorso ho contribuito alle casse dello Stato, solo di Irpef, con 31.530,00 euro, mi chiedo se sia lecito cercare di risparmiare qualche spicciolo senza sentirsi corresponsabili del «parassita della società», come lo definisce la pubblicità ministeriale. (Da Avvenire di questa settimana)
La questione delle tasse è un terreno insidioso dove si accendono gli animi umani e anche individui con gli intenti più virtuosi cercano vie di fuga. La situazione non era diversa ai tempi di Gesù. Anzi qualcuno gli sottopone una questione fiscale sperando di coglierlo in fallo e di trovare un capo d’accusa contro di lui.

1.    Un primo aspetto su cui riflettere è proprio l’insidia. Notiamo che ci sono i farisei e gli erodiani. I farisei erano il partito dei pii, delle persone religiose, e detestavano i romani che vedevano come il male assoluto. Gli erodiani erano il partito che sosteneva la stirpe degli Erodi ed erano
collaborazionisti di Roma. Ebbene tra farisei ed erodiani c’era un odio mortale, ma ora hanno un nemico comune: Gesù. E va eliminato. E notate anche il tono mellifluo con cui la questione è introdotta: «Maestro, sappiamo che sei veritiero, non guardi in faccia a nessuno, insegni la via di Dio». Come dire: vediamo come te la cavi con le tue credenziali, sul terreno scivoloso della vita reale. A volte il senso di responsabilità di fronte ad un ordinamento civile incontra e si scontra con alleanze mortali, anche tra le persone più pie. Il vangelo viene dimenticato ci alleiamo a una legge non scritta che sovverte le convinzioni più solide. Non si tratta di innocenti sotterfugi. A volte una cattiva educazione civica e un vuoto morale impediscono di individuare il bene comune. Il benessere individuale prende il sopravvento e non comprendiamo che la ricerca dell’immediato vantaggio non è separabile dalla paziente individuazione di un interesse generale che appartiene a un gruppo umano. Gesù non si lascia catturare e chiede una moneta. Gli presentarono un denaro. Gesù è nel tempio e quella moneta impura non doveva neppure entrare nel luogo santo. Eppure esce dalle tasche dei presenti con una certa facilità. Gesù sta già facendo capire qual è il vero dio che regola la vita. Un rischio per l’uomo di ogni tempo: la moneta in tasca mia, subito, a scapito del bene di tutti.

2.    Gesù però fa osservare la moneta: «Questa immagine e l’iscrizione di chi sono?». «Di Cesare». E per Cesare, massimo rispetto da parte di Gesù: «Rendete a Cesare quello che è di Cesare». Cesare rappresenta l’ordinamento di uno stato rispetto al quale non si tratta di dare, ma di rendere. Rendere perché hai ricevuto: dal suolo, alle relazioni, ai servizi, a quelli che prima di te hanno dato forma a ciò che costituisce l’identità di un paese. Rendi anche il tuo contributo. E ciò che si rende può prendere la forma delle imposte, come gesto di responsabilità di fronte ad un patrimonio da custodire perché continui ad essere ricchezza per me e per altri, oggi e domani. Ma c’è anche una restituzione a Cesare nella forma della consapevolezza che quello stesso stato dovrà mantenere per ritrovare se stesso. Rendere a Cesare ciò che gli appartiene non è solo questione economica ma anche identitaria. Perché non ogni sistema fiscale è equo e anche Cesare può perdere se stesso e il senso del bene comune. I due movimenti però vanno mantenuti insieme. Né sudditanza servile a Cesare, né semplicemente indignados. Pensate per esempio alla questione dell’evasione. Da più parti si sta riflettendo se essa non sia frutto di un sistema che punta unicamente a sanzionare colui che non paga che a premiare il contribuente onesto. Se tu credi che l’altro sia un potenziale evasore, l’altro sarà un evasore! Se io avessi ad esempio la possibilità di scalare dalle tasse l’Iva che pago al tecnico che chiamo, ecco che forse certe contrattazioni clandestine potrebbero essere superate e l’evasione del professionista sarebbe smascherata.

3.    C’è un’ultima esigenza che Gesù aggiunge. Non basta Cesare: occorre anche restituire a Dio ciò che gli appartiene. Se nella moneta c’è l’effige dell’imperatore, c’è anche una moneta con un altro conio. Quella dell’uomo che reca con sé l’immagine di Dio. Allora ogni questione fiscale o economica deve trovare quest’altro riferimento: la salvaguardia dell’uomo, la sua restituzione a colui di cui è immagine. Questa misura economica mi aiuta a custodire l’uomo o mi porta a perderlo? Una politica fiscale che non tiene conto della famiglia, delle possibilità legate alla nascita e alla crescita di un figlio dove ci porta? Di quel figlio ne avrà bisogno anche Cesare. Una politica che non affronta la questione del disagio e taglia fondi destinati all’assistenza, che paese produce? Una società che pensa di cancellare i segni della crisi cancellando i poveri? Bisogna rendere a Dio il suo progetto, quello che intercetta anche logiche di solidarietà che non solo danno a Dio ciò che gli appartiene ma rendono più credibile Cesare stesso, aperto a un progetto del quale anch’egli è parte e servitore. È la strada delle corresponsabilità che Gesù indica e che ancora siamo invitai a percorrere, non solo indignandosi ma anche giocandosi con responsabilità.

1 commento:

  1. "Una politica fiscale che non tiene conto della famiglia, delle possibilità legate alla nascita e alla crescita di un figlio dove ci porta?"... sì, ma anche in questo caso è giusto dare il tributo, pagare le tasse. Protestare sì, ma dalla posizione inattaccabile di chi il proprio dovere l'ha fatto.

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