Oliva (M. Pia)
Geremia in De Vecchi (18 mar. 2016)
Is 25, 6.7-9 – Lc 12, 35-40
State pronti, con la veste cinta ai fianchi e le lampade
accese. Per quanto le parole di Gesù siano un chiaro
monito rivolto all’esistenza umana, la provvisorietà è una logica che non ci
appartiene. Siamo tenacemente ancorati alla vita e quando essa, in maniera
brutale e quasi beffarda, ci viene strappata avvertiamo una lacerazione che ci
espone all’inquietudine e alla ribellione. Così ci troviamo accanto a Maria Pia
con le nostre domande inevase, con un dolore rispetto al quale nessuna parola
umana sembra sufficiente, con gli interrogativi che riguardano il senso dei
giorni, di ciò che siamo e di dove andiamo. Dove ti nascondi, Signore? Quali
varchi ci inviti a percorrere perché la delusione su di te e sulla nostra vita
non prevalgano su di noi?
Sì, perché la fede
oggi chiede ragione di se stessa, chiede ragione di quel Dio amante della vita
che qualche volta facciamo fatica a capire e a riconoscere. Un Dio che non
sempre allontana le nostre angosce, ma che proprio nell’angoscia ama darci appuntamento,
per aiutarci a comprendere la serietà del suo coinvolgimento e per spingere la
nostra fede su strade di radicalità e di fermezza. Beati quei servi che il padrone
al suo ritorno troverà ancora svegli. Maria Pia era una donna sveglia e vigilante e la sua morte è un’occasione
che il Signore ci dà per destarci dal sonno, per rimettere in gioco la nostra
vicenda credente e per non lasciarci sopraffare dal ladro che non è Dio ma una
mentalità vuota di lui che erode il nostro cuore e ci convince che possiamo
star bene lo stesso.
Maria Pia oggi consegna un messaggio differente, che con pazienza ha
elaborato come credente, come madre e moglie, come amica e testimone di vita
buona.
1.
Il primo messaggio, come una sorta di
istantanea, è custodito nel sorriso di Maria Pia, quello stesso con cui ha
salutato i suoi famigliari prima dell’operazione. Una donna solare, positiva,
piena di gioia di fronte alla vita. E tuttavia sempre composta, propositiva,
mai fuori misura. Una donna che sembra dirci: «La vita è bella e val la pena di
viverla tutta! Custodiscila ogni giorno con stupore e fedeltà». uesta sorella non è stata risparmiata
dalla fatica e dal sacrificio, fin dai primi vagiti, dato che sua madre è morta
di parto. Ma in questo mondo Maria Pia si è sentita ugual-mente accolta e
amata. Altre mani si sono prese cura di lei, garantendole affetto, sostegno,
futuro. Un’esperienza che l’ha fortificata e l’ha aiutata a crescere. «Non ti
preoccupare – sembra dirci oggi questa donna – nella vita c’è speranza. Anche
nei momenti di incertezza siamo custoditi». Maria Pia si metteva ogni giorno
nella mani di Dio e mai dimenticava di dire ai suoi figli: Va’ pian e fatte el segno dea croze. Va’ pian, rifletti, non
lasciarti prendere dal tumultuoso incedere degli impegni e delle
preoccupazioni. E fatte el segno dea
croze: ricordati che sei segnato da un’esperienza d’amore che non ti perde,
che raggiunge l’uomo anche quando sembra abbandonato e senza speranza. Chi mai potrà separarci dall’amore di Dio in
Cristo Gesù?
2.
Maria Pia ci raggiunge oggi anche con
un altro messaggio, tra i fornelli di casa sua. Vegnio magnar qua domenega? Era la domanda che puntualmente ogni fine
settimana rivolgeva a suo figlio, alla nuora e al nipotino. Il pranzo per lei
era un’occasione di grande importanza in cui la famiglia ritrovava i legami della
comunione e dell’incontro. È bella questa immagine che sa di cucina perché è
anche quella in cui Dio ama presentare se stesso. Ce l’ha detto il profeta
Isaia: Preparerà il Signore degli
eserciti su questo monte un banchetto per tutti i popoli, un banchetto di
grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini
raffinati. Il banchetto è il segno della festa che Dio tiene in serbo per
ogni uomo, una festa nella quale non c’è più la morte. Egli strapperà su questo monte
il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte
le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime
su ogni volto. Perché la
festa di Dio asciuga le lacrime? Perché è un abbraccio d’amore. E l’amore
sconfigge la morte. E ogni gesto di amore che viviamo in questa terra è terreno
sottratto alla morte. Amore praticato, amore detto. Maria Pia non era
sempre in grado di esprimere i sentimenti a voce e allora li scriveva nei
bigliettini, magari dopo aver dato a Fede le istruzioni per la lavatrice. Ti voglio bene. E da quando si era
lanciata sui social, i cuoricini arrivavano anche ad Almiro, perché il suo
matrimonio era quanto di più bello la vita le avesse riservato. Ama, sembra
dirci Maria Pia, non rinunciare mai a regalare te stesso. E ricordati che ciò
che fa la differenza in ogni ricetta è l’amore. Al Masterchef del paradiso si vince così.
3.
C’è un ultimo messaggio che Maria Pia
ci lascia. È custodito in un segno che ieri ho visto a casa sua. Un grande uovo
di pasqua, già acquistato per Matteo, il nipotino. Un segno di affetto, ma
anche un segno di speranza, come se questa nonna ci dicesse: la vita continua,
la vita è più forte. E queste parole non sono solo le sue. Sono anche quelle
dei cristiani che nel simbolismo delle uova vi hanno visto ben presto i
significati di quella vicenda che ha cambiato il senso della loro vita e della
storia. Gesù risorto. C’è un guscio che sembra smentire la vita, renderla
inimmaginabile. Ma c’è al suo interno una forza capace di aprire una breccia e
sorprendere. È la forza di quel giorno dopo il sabato dove alcune donne, presso
il sepolcro di Gesù, comprendono che la morte non l’ha reso prigioniero. Donne
che corrono in fretta ad annunciare la loro straordinaria scoperta e che come
Maria di Magdala dicono a discepoli timorosi: Ho visto il Signore. Tra queste donne pasquali oggi c’è anche Maria
Pia. Alla vigilia della settimana santa anche il suo saluto riecheggia di
risurrezione e diviene invito a fidarsi di Dio, a percorrere le strade
dell’impossibile perché, da quando ha tolto quel macigno dalla tomba di suo
Figlio, ogni tomba è sempre provvisoria e non c’è tristezza umana che non possa
aprirsi alla speranza e alla vita.
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