sabato 19 settembre 2015

Omelia 20 settembre 2015


Venticinquesima domenica del T.O.



Si è conclusa da poco la Mostra del cinema di Venezia, evento che ci propone ad ogni telegiornale il tappeto rosso sul quale passano attori e registi. Una passerella di successo, di notorietà, di gossip dove le grandezze del mondo si misurano. Anche se osserviamo con indifferenza tale kermesse, un po’ di sindrome da tappeto rosso appartiene anche a noi che segretamente facciamo i paragoni sulle bravure nostre e altrui, sulla popolarità di cui godiamo, sul fatto di essere più o meno accreditati sulla scena del mondo. Sembrano discorsi un po’ artificiosi, ma quando una ragazzina comincia ad essere esclusa dal gruppo wapp dei coetanei perché non condivide determinati stili modaioli e relazionali, vuol dire che il tappeto rosso passa anche a Godego e discrimina gli uni dagli altri, chi vale e chi non conta.

Ebbene, il vangelo di oggi ci aiuta a riflettere. Gesù per la seconda volta sta dicendo che la realizzazione cristiana è quella della croce ma i discepoli sono impegnati in altre riflessioni che sembrano più interessanti: Per la strada infatti avevano discusso tra loro su chi fosse il più grande. Ecco: il tappeto rosso del mondo è steso tra i discepoli e Gesù e sembra stabilire un confine invalicabile.



  1. Un primo aspetto su cui riflettere è proprio l’incapacità di abbandonare logiche vecchie. Gesù sta parlando della sua morte e risurrezione ma, nota l’evangelista: Essi non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. È quello che ci capita: veniamo in chiesa ogni domenica e proclamiamo la morte e la risurrezione del Signore ma capiamo poco ed evitiamo di fare domande, rimanendo in fondo prigionieri delle nostre convinzioni e delle nostre misure molto terrene fatte di opportunismi e di mediocrità. Una situazione famigliare incancrenita che crea fratture al punto che i figli tolgono l’acqua alla madre, rea, secondo loro, di non pagare le bollette del gas. E a messa tutte le domeniche come se niente fosse. Cosa dice Gesù? Abbiamo sentito Giacomo: Fratelli miei, dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti. Quale sapienza ti muove? Interroga il vangelo non i tuoi amici compiacenti che ti danno ragione.

  2. Altra indicazione: rovescia i criteri mondani. «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Ecco il tappeto rosso del cristiano: mettersi a servizio degli altri. Perché in questa logica è nascosta la grandezza? Perché quando sei sul tappeto rosso sorreggi solo te stesso, quando servi sorreggi il mondo. Ora, il servizio non è che sia estraneo alla nostra sensibilità e a quello che quotidianamente facciamo. Non mancano inoltre le persone coinvolte nel volontariato. Ma il servizio del cristiano ha una particolarità irriducibile: è declinato con la totalità, il servo di tutti. Un servizio che abbracci ogni uomo della terra. Avete sentito quella proposta secondo la quale si pensava di aprire dei corridoi umanitari riservati ai soli cristiani? Ma questa logica non è cristiana! Il servo di tutti indica un abbraccio universale, lo stesso di Gesù che ad ogni uomo riserva compassione e misericordia. Prova a servire con lo sguardo di Dio e a sognare il mondo come lui lo sogna, attraversato dalla solidarietà e della fraternità. L’ultimo di tutti (éskatos) non vuol dire semplicemente colui che è sottomesso, ma colui che vede i tempi ultimi (éskaton), colui che ragiona secondo Dio e i suoi disegni.

  3. E infine Gesù ti apre una strada praticabile: inizia dai bambini. Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me. Vuoi diventare cristiano o vuoi tornare ad esserlo? Inizia dai piccoli. Pensate al piccolo Aylan raccolto in spiaggia: la sua immagine ci ha aiutato a ritrovare un po’ di umanità. Prova ad abbracciare il tuo bambino quando vai a casa e a pensarlo su quella stessa spiaggia. Forse qualcosa inizia a cambiare e a farti capire che alla grandezza delle strategie internazionali (aiutarli a casa loro) deve sostituirsi la grandezza del cuore che solo i bambini ci aiutano a riscoprire. Perché essendo piccolini hanno ancora negli orecchi il battito del cuore della loro mamma e sanno che solo tale frequenza è garanzia di vita. Ci aiuti a sentire quel battito il piccolo Aylan e ritrovare in questa intermittenza le misure di Dio.

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