Prima domenica di
avvento - 2019
Giovanni
Papini è uno scrittore fiorentino di inizio ‘900. Suo padre riteneva il
cristianesimo detestabile, sua madre aveva fatto battezzare il figlio di
nascosto. E il ragazzo cresce in un ambiente contrastato, segnato dall’ostilità
nei confronti della fede ma anche dall’inquietudine rispetto ad un finito che
non convince. Sono gli anni del positivismo, dove la scienza sembra essere la
ragione di tutto, ma anche gli anni della critica al a quel pensiero cui sfugge
qualcosa. E infatti, Papini, poco prima della sua conversione, scrive: “In un mondo dove tutti pensano soltanto a
mangiare e a far quattrini, a divertirsi e a comandare, è necessario che vi sia
ogni tanto uno che rinfreschi la visione delle cose, che faccia sentire lo straordinario
nelle cose ordinarie, il mistero nella banalità, la bellezza nella spazzatura. È
necessario uno svegliatore notturno che smantelli per dar posto alla luce”. Lo svegliatore
notturno. Mi pare una bella immagine per iniziare il tempo di Avvento. Perché
anche noi apparentemente effervescenti e dinamici siamo interiormente
addormentati, soggetti ad un’anestesia dove qualcuno mette mano alla nostra
fede e ne altera i significati. Non addormentarti. Lo raccomandava anche Paolo:
Fratelli, è tempo di svegliarvi dal sonno. L’avvento è lo svegliatore,
il tempo in cui Dio ci restituisce a noi stessi e alla vita che ha in mente
lui. Come? Con alcune attenzioni da avere.
1. Occhio ai tempi di Noè. Mangiavano, bevevano, prendevano moglie,
prendevano marito. Sembrano azioni normali, necessarie, ma un verbo
tradisce questi atteggiamenti. Mangiavano. In greco trogo, da cui deriva trogolo.
È il pasto degli animali, di chi pensa a riempire la pancia e si dimentica dei
significati, degli orizzonti, degli altri. Siamo noi, preoccupati del black friday e incapaci di individuare
occasioni che non siano solo quelle di Amazon. Siamo noi che lamentiamo
disservizi e latitanze pubbliche e neanche conosciamo il dramma di quegli
afgani disperati respinti con brutalità al confine tra Bosnia e Croazia. Siamo
noi che giudichiamo esagerate le richieste di una parrocchia mentre un figlio
si prepara alla prima comunione e non ci rendiamo conto del diluvio che sta
scendendo sulle giovani generazioni prigioniere di un mondo che ha messo di
fronte a loro un display al posto del cielo. Mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito. Sembra
una vita tranquilla, una vita buona, ma è una vita che non alza lo sguardo.
2. Fatti coinvolgere. È
un’altra immagine che Gesù ci suggerisce: Allora
due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due
donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. A
volte pensiamo che questa immagine contenga la morte, che ci prende, che ci porta
via. E così ci identifichiamo in chi viene lasciato, sperando di sfuggire agli
artigli del baratro. Invece chi ci prende è il Signore, che ci desta, che ci
chiama a collaborare, che ci rende capaci di risvegliare il mondo. Lasciati
prendere dalla sua iniziativa, dai suoi disegni, dal suo stile. Un tribunale
del Bangladesh questa settimana ha condannato a morte i sette invasati che tre
anni fa torturarono e uccisero i commensali di un ristorante di Dacca, ritenuti
infedeli. Tra le vittime vi furono nove italiani. Dopo la sentenza Luciano
Monti, che nella strage perse la figlia e il nipotino che portava in grembo, ha
detto: «Mi fa rabbia sapere che non si sono
pentiti, però la loro morte non è una consolazione né una soluzione». È
giusto cercare la giustizia, ma i giudizi cristiani vanno oltre e hanno sempre
a che fare con Dio, specie quando c’è di mezzo la vita degli uomini. Làsciati portare
da lui. Lasciati prendere dal vangelo e dalla sua inesauribile audacia.
3.
Impara
a vegliare. Gesù la dice con l’immagine del ladro che
non avverte della sua visita. Attento a chi ti ruba a te stesso. Abbiamo visto la
donna con la svastica sulla schiena che si faceva chiamare miss Hitler: a volte
il ladro lo portiamo tatuato, si imprime nella nostra carne, nelle nostre
scelte. Abbiamo però visto anche quel tale che ha disarmato l’attentatore di Londra.
Anche lui era un assassino, che forse ha raccolto un’occasione per essere diverso.
Perché il ladro lo possiamo riconoscere meglio quando ladri siamo stati anche
noi, a partire dai nostri errori, dalle nostre nefandezze, credendo che le cose
possono cambiare. Spezzeranno le loro
spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non
alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della
guerra.
Vegliare vuol dire scorgere le prime
luci di un giorno nuovo, quello che anche quest’anno lo svegliatore ci regala.
Gentile (e paziente!) don Gerardo,
RispondiEliminanon posso desistere dall'essere entusiasta al nome di Papini e alle implicazioni in cui la sua personalità ci invita. Mi prendo quindi nuova responsabilità di intinger calamaio virtuale, manifestando la mia povera e buona fede e la mia reale identità di donna, svantaggiata, innamorata di Cristo, chiamata per amore di cui ero e sono indegna, feconda di slanci e talvolta attanagliata di dubbi gravosi. Ma al Natale Santo che si avvicina lasciamo gioia piena, a lei e a tutta famiglia, parrocchia, fratelli, bambini. Riprendiamo il gusto mai lasciato delle "misericordie", riversiamo carità in abbondanza, creatività e vigilanza. Aspettiamo perché siamo uomini e donne d'attesa. Ma c'è Chi ci attende di più, Chi ci ama di più, Chi avvolge di senso supremo quel che stavamo per buttare via. Davvero Gesù è Risorto, è Vivente, è Re dei Re, è tra noi! Nessuno ci tolga parola d'amore, nessuno ci tolga Parola! E prendiamo le mani di Papa Francesco anziché prenderlo in giro! dire che una domenica della liturgia o della fratellanza a poco serve. Anche lui sia sollevato da ogni scrupolo e dolore, che il tempo è del Signore! un giorno, un'ora, una vita eppiù! Siamo di Dio e viviamo nella Sua festa.
Nella grazia di Maria Beata Vergine e Madre, felice tempo
Veronica