domenica 1 dicembre 2019

Omelia 1 dicembre 2019

Prima domenica di avvento - 2019
Giovanni Papini è uno scrittore fiorentino di inizio ‘900. Suo padre riteneva il cristianesimo detestabile, sua madre aveva fatto battezzare il figlio di nascosto. E il ragazzo cresce in un ambiente contrastato, segnato dall’ostilità nei confronti della fede ma anche dall’inquietudine rispetto ad un finito che non convince. Sono gli anni del positivismo, dove la scienza sembra essere la ragione di tutto, ma anche gli anni della critica al a quel pensiero cui sfugge qualcosa. E infatti, Papini, poco prima della sua conversione, scrive: “In un mondo dove tutti pensano soltanto a mangiare e a far quattrini, a divertirsi e a comandare, è necessario che vi sia ogni tanto uno che rinfreschi la visione delle cose, che faccia sentire lo straordinario nelle cose ordinarie, il mistero nella banalità, la bellezza nella spazzatura. È necessario uno svegliatore notturno che smantelli per dar posto alla luce”. Lo svegliatore notturno. Mi pare una bella immagine per iniziare il tempo di Avvento. Perché anche noi apparentemente effervescenti e dinamici siamo interiormente addormentati, soggetti ad un’anestesia dove qualcuno mette mano alla nostra fede e ne altera i significati. Non addormentarti. Lo raccomandava anche Paolo: Fratelli, è tempo di svegliarvi dal sonno. L’avvento è lo svegliatore, il tempo in cui Dio ci restituisce a noi stessi e alla vita che ha in mente lui. Come? Con alcune attenzioni da avere.
1. Occhio ai tempi di Noè. Mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito. Sembrano azioni normali, necessarie, ma un verbo tradisce questi atteggiamenti. Mangiavano. In greco trogo, da cui deriva trogolo. È il pasto degli animali, di chi pensa a riempire la pancia e si dimentica dei significati, degli orizzonti, degli altri. Siamo noi, preoccupati del black friday e incapaci di individuare occasioni che non siano solo quelle di Amazon. Siamo noi che lamentiamo disservizi e latitanze pubbliche e neanche conosciamo il dramma di quegli afgani disperati respinti con brutalità al confine tra Bosnia e Croazia. Siamo noi che giudichiamo esagerate le richieste di una parrocchia mentre un figlio si prepara alla prima comunione e non ci rendiamo conto del diluvio che sta scendendo sulle giovani generazioni prigioniere di un mondo che ha messo di fronte a loro un display al posto del cielo. Mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito. Sembra una vita tranquilla, una vita buona, ma è una vita che non alza lo sguardo.
2.   Fatti coinvolgere. È un’altra immagine che Gesù ci suggerisce: Allora due uomini saranno nel campo: uno verrà portato via e l’altro lasciato. Due donne macineranno alla mola: una verrà portata via e l’altra lasciata. A volte pensiamo che questa immagine contenga la morte, che ci prende, che ci porta via. E così ci identifichiamo in chi viene lasciato, sperando di sfuggire agli artigli del baratro. Invece chi ci prende è il Signore, che ci desta, che ci chiama a collaborare, che ci rende capaci di risvegliare il mondo. Lasciati prendere dalla sua iniziativa, dai suoi disegni, dal suo stile. Un tribunale del Bangladesh questa settimana ha condannato a morte i sette invasati che tre anni fa torturarono e uccisero i commensali di un ristorante di Dacca, ritenuti infedeli. Tra le vittime vi furono nove italiani. Dopo la sentenza Luciano Monti, che nella strage perse la figlia e il nipotino che portava in grembo, ha detto: «Mi fa rabbia sapere che non si sono pentiti, però la loro morte non è una consolazione né una soluzione». È giusto cercare la giustizia, ma i giudizi cristiani vanno oltre e hanno sempre a che fare con Dio, specie quando c’è di mezzo la vita degli uomini. Làsciati portare da lui. Lasciati prendere dal vangelo e dalla sua inesauribile audacia.
3.    Impara a vegliare. Gesù la dice con l’immagine del ladro che non avverte della sua visita. Attento a chi ti ruba a te stesso. Abbiamo visto la donna con la svastica sulla schiena che si faceva chiamare miss Hitler: a volte il ladro lo portiamo tatuato, si imprime nella nostra carne, nelle nostre scelte. Abbiamo però visto anche quel tale che ha disarmato l’attentatore di Londra. Anche lui era un assassino, che forse ha raccolto un’occasione per essere diverso. Perché il ladro lo possiamo riconoscere meglio quando ladri siamo stati anche noi, a partire dai nostri errori, dalle nostre nefandezze, credendo che le cose possono cambiare. Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra.
Vegliare vuol dire scorgere le prime luci di un giorno nuovo, quello che anche quest’anno lo svegliatore ci regala.

1 commento:

  1. Gentile (e paziente!) don Gerardo,

    non posso desistere dall'essere entusiasta al nome di Papini e alle implicazioni in cui la sua personalità ci invita. Mi prendo quindi nuova responsabilità di intinger calamaio virtuale, manifestando la mia povera e buona fede e la mia reale identità di donna, svantaggiata, innamorata di Cristo, chiamata per amore di cui ero e sono indegna, feconda di slanci e talvolta attanagliata di dubbi gravosi. Ma al Natale Santo che si avvicina lasciamo gioia piena, a lei e a tutta famiglia, parrocchia, fratelli, bambini. Riprendiamo il gusto mai lasciato delle "misericordie", riversiamo carità in abbondanza, creatività e vigilanza. Aspettiamo perché siamo uomini e donne d'attesa. Ma c'è Chi ci attende di più, Chi ci ama di più, Chi avvolge di senso supremo quel che stavamo per buttare via. Davvero Gesù è Risorto, è Vivente, è Re dei Re, è tra noi! Nessuno ci tolga parola d'amore, nessuno ci tolga Parola! E prendiamo le mani di Papa Francesco anziché prenderlo in giro! dire che una domenica della liturgia o della fratellanza a poco serve. Anche lui sia sollevato da ogni scrupolo e dolore, che il tempo è del Signore! un giorno, un'ora, una vita eppiù! Siamo di Dio e viviamo nella Sua festa.


    Nella grazia di Maria Beata Vergine e Madre, felice tempo


    Veronica

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