giovedì 26 dicembre 2019

Omelia Natale 2019


Natale 2019

Un bambino che consegna una serie di vasetti vuoti, dove una rudimentale etichetta ha la pretesa di dichiararne un contenuto: la prima neve, le nostre prime battaglie. Un vasetto di ricordi invisibili che commuovono chi li riceve. E poi quell’ultimo vasetto, dato alla mamma che attende un fratellino: il suo primo natale con noi. L’avete riconosciuta: è la pubblicità natalizia della Nutella, spot che sa di famiglia, di cose buone, di gioie da custodire. La pubblicità legge i nostri pensieri segreti, le nostre emozioni, i desideri non confessati e su di essi aggancia i suoi prodotti, il suo commercio. Ma se per un attimo ci stacchiamo dalla Nutella e dal business che porta con sé, possiamo riconoscere un messaggio che appartiene alla vita e forse anche alla fede: il monito di fronte a quello che rischiamo di perdere e la sorpresa per quello che un bambino cerca di restituire.

È un tempo – a dirlo non sono i preti ma il Censis - in cui siamo disorientati, in cui il futuro ci inquieta. È il tempo in cui i valori tradizionali  non sembrano più così stabili e condivisibili, carichi di promessa. Anche la vicenda cristiana che ha dato forma a questo nostro Occidente sembra consegnata all’irrilevanza, talora alla derisione. A volte forse giustamente, perché la nostra credibilità è venuta meno e perché abbiamo tirato fuori la parte peggiore di noi; a volte per l’esatto contrario: perché siamo stati coerenti con il vangelo e a qualcuno non è andato bene. specie quando parliamo di solidarietà, di accoglienza e di inclusione. E anche noi,  discepoli del Signore, siamo spesso appesantiti dalla tristezza di chi, in rapida successione sperimenta illusione e delusione.

Ma c’è quel bambino con il vasetto di vetro in mano, il custode della memoria e della speranza. Non il bambino della Nutella,  ma il Bambino di Betlemme. Ancora una volta viene a trovarci, ad animare questa nostra festa per strapparla dai sorrisi di circostanza, dagli auguri di stagione (season greetings!), dai rituali consumistici, per restituirci quello che rischiamo di perdere: la sua presenza e quello che essa porta con sé. Che cosa ha messo nei vasetti?

1.    Nel primo ha nascosto la verità della vita. Il vangelo di questa notte comincia con un censimento. Anche Gesù ci invita a farlo: non quello di Cesare Augusto, ma quello delle cose importanti. Impara a riconoscere quello che vale davvero, impara a distinguerlo dalle cose inutili, superflue o ingannevoli o semplicemente da quelle che vengono dopo. Oggi sono stato a trovare una giovane donna in ospedale. Un male che ritorna e che mette alla prova lei, i suoi genitori, il marito. Come va? Fa fatica a parlare e scrive le sue risposte su un foglio di carta. Natale alternativo, ha scritto.  Tornando pensavo a queste parole e pensavo a loro due, marito e moglie che vivono il Natale così. E pensavo alle nostre giornate, al tempo che non ci basta mai, al lavoro e al denaro che fanno da padroni sulla nostra vita, sulla nostra famiglia, sulla nascita di un altro figlio. Dobbiamo aspettare di star male per rendercene conto? Quando verrà il Natale alternativo che ci restituirà alla verità? Papa Francesco nella lettera dedicata al presepe, ricorda che una certa tradizione iconografica porta a collocare accanto alla grotta le rovine di case e di palazzi antichi. Quelle rovine sono il segno dell’umanità decaduta, di ciò che è corrotto, intristito. Occhio a quello che va in rovina, occhio a quello che promette e non mantiene. Occhio a chi assicura gioia e distribuisce stordimento. Il tragico bilancio legato al mondo del divertimento notturno di un paio di settimane fa è sparito velocemente dai giornali. Nessuno mette in discussione il mondo della notte, tanto meno chi potrebbe e dovrebbe rivedere orari che scombinano il tempo del lavoro e del riposo. Sono rimaste solo le madri di questi ragazzi che gridano col loro dolore: Aiutateci a fermare questa strage. Ritrova le cose importanti, ritrova le persone importanti, ritrova la gioia vera.

2.    Nel secondo vasetto c’è la gloria di Dio. La cantano gli angeli di Betlemme con i loro movimenti tra la terra e il cielo. Gloria vuol dire peso, consistenza. Perché l’angelo è mandato proprio per questo, per dirci che Dio è una questione importante, che pesa nella nostra vita. Perché noi portiamo impresse le tracce dell’eterno. Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te (Agostino).

Nel Corriere di ieri c’era un articolo: Volete fare un regalo ai figli? Tre idee intelligenti: il riscatto della laurea, un fondo per avviare un’attività imprenditoriale, una stampella per la pensione.

E intanto una sedicenne a Milano si butta sotto il treno: non fosse stato per la prontezza di un tecnico della metro, un papà che ha agito come se vedesse sua figlia, il bilancio sarebbe stato drammatico.

Forse ai figli possiamo regalare un po’ di cielo, abitato magari dai dubbi e dalle nostre ricerche, ma mai dalle nostre svalutazioni o derisioni. Perché deridere le fede, vuol dire mortificare l’uomo e prestare il fianco alla presunzione di saperne una pagina in più, mentre la conoscenza ci vede sempre scolari.   

Giacomo Poretti, il comico, ricorda che da bambino era incuriosito dalla figura del pastore che metteva mano alla fronte e guardava in alto. E osserva:  Anche adesso, dopo quasi 60 presepi, quella statuina, ereditata, continua a incuriosirmi e a preoccuparmi. Perché fa così fatica a vedere? Possibile che non abbia ancora imparata la strada?  …Alla fine mi sono affezionato a quella strana statuina. Gli voglio bene perché a volte sento lo stesso smarrimento, la stessa miopia, lo stesso astigmatismo. Proprio perché siamo miopi Dio ci viene a trovare a Natale. Smettila di guardare lontano: cercalo dentro di te, forse scopri la sorpresa di essere abitato. Questa è la gloria di Dio!

3.    Terzo vasetto. C’è scritto pace. Quando ci manca, è la cosa che più ci manca. La pace dentro e la pace fuori. La pace dentro, perché a volte non siamo contenti di noi stessi, della nostra vita. La pace fuori, perché a volte con gli altri le cose non vanno bene. Gesù viene a custodire la pace. È bella la provocazione di Banksy, l’artista britannico della street-art che a Betlemme ha realizzato un presepe sotto una ricostruzione del muro che separa Israele dalla Palestina, nuovo muro del pianto, per tanta gente. Solo che al posto della stella ha realizzato un buco, come se fosse lo sfregio di una granata. Forse il messaggio è: fa’ in modo che la granata diventi una stella. Metti da parte l’arsenale bellico delle offese, dell’odio, della vendetta e ricomincia. Prova a ripetere quelle parole, all’inizio e alla fine di ogni giornata, con ostinazione, senza pretendere che il canto degli angeli disarmi il nemico, ma disarmi il tuo cuore, finalmente libero, finalmente in pace. Non ci sarà più bisogno della Nutella, ma non ci sarà più bisogno neanche degli angeli, perché l’angelo diventi tu. E sarà finalmente il buon Natale.

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