Natale 2019
Un
bambino che consegna una serie di vasetti vuoti, dove una rudimentale etichetta
ha la pretesa di dichiararne un contenuto: la
prima neve, le nostre prime battaglie. Un vasetto di ricordi invisibili che
commuovono chi li riceve. E poi quell’ultimo vasetto, dato alla mamma che
attende un fratellino: il suo primo natale
con noi. L’avete riconosciuta: è la pubblicità natalizia della Nutella, spot che sa di famiglia, di
cose buone, di gioie da custodire. La pubblicità legge i nostri pensieri
segreti, le nostre emozioni, i desideri non confessati e su di essi aggancia i
suoi prodotti, il suo commercio. Ma se per un attimo ci stacchiamo dalla Nutella e dal business che porta con sé,
possiamo riconoscere un messaggio che appartiene alla vita e forse anche alla fede:
il monito di fronte a quello che
rischiamo di perdere e la sorpresa per
quello che un bambino cerca di restituire.
È un
tempo – a dirlo non sono i preti ma il Censis - in cui siamo disorientati, in
cui il futuro ci inquieta. È il tempo in cui i valori tradizionali non sembrano più così stabili e condivisibili,
carichi di promessa. Anche la vicenda cristiana che ha dato forma a questo nostro
Occidente sembra consegnata all’irrilevanza, talora alla derisione. A volte
forse giustamente, perché la nostra credibilità è venuta meno e perché abbiamo
tirato fuori la parte peggiore di noi; a volte per l’esatto contrario: perché
siamo stati coerenti con il vangelo e a qualcuno non è andato bene. specie
quando parliamo di solidarietà, di accoglienza e di inclusione. E anche noi, discepoli del Signore, siamo spesso appesantiti
dalla tristezza di chi, in rapida successione sperimenta illusione e delusione.
Ma
c’è quel bambino con il vasetto di vetro in mano, il custode della memoria e
della speranza. Non il bambino della Nutella,
ma il Bambino di Betlemme. Ancora
una volta viene a trovarci, ad animare questa nostra festa per strapparla dai
sorrisi di circostanza, dagli auguri di
stagione (season greetings!), dai
rituali consumistici, per restituirci quello che rischiamo di perdere: la sua presenza
e quello che essa porta con sé. Che cosa ha messo nei vasetti?
1. Nel
primo ha nascosto la verità della vita.
Il vangelo di questa notte comincia con un censimento. Anche Gesù ci invita a
farlo: non quello di Cesare Augusto, ma quello delle cose importanti. Impara a
riconoscere quello che vale davvero, impara a distinguerlo dalle cose inutili,
superflue o ingannevoli o semplicemente da quelle che vengono dopo. Oggi sono
stato a trovare una giovane donna in ospedale. Un male che ritorna e che mette
alla prova lei, i suoi genitori, il marito. Come
va? Fa fatica a parlare e scrive le sue risposte su un foglio di carta. Natale alternativo, ha scritto. Tornando pensavo a queste parole e pensavo a
loro due, marito e moglie che vivono il Natale così. E pensavo alle nostre
giornate, al tempo che non ci basta mai, al lavoro e al denaro che fanno da
padroni sulla nostra vita, sulla nostra famiglia, sulla nascita di un altro
figlio. Dobbiamo aspettare di star male per rendercene conto? Quando verrà il Natale alternativo che ci restituirà
alla verità? Papa Francesco nella lettera dedicata al presepe, ricorda che una
certa tradizione iconografica porta a collocare accanto alla grotta le rovine
di case e di palazzi antichi. Quelle
rovine sono il segno dell’umanità decaduta, di ciò che è corrotto, intristito.
Occhio a quello che va in rovina, occhio a quello che promette e non mantiene.
Occhio a chi assicura gioia e distribuisce stordimento. Il tragico bilancio
legato al mondo del divertimento notturno di un paio di settimane fa è sparito
velocemente dai giornali. Nessuno mette in discussione il mondo della notte,
tanto meno chi potrebbe e dovrebbe rivedere orari che scombinano il tempo del
lavoro e del riposo. Sono rimaste solo le madri di questi ragazzi che gridano
col loro dolore: Aiutateci a fermare
questa strage. Ritrova le cose importanti, ritrova le persone importanti,
ritrova la gioia vera.
2. Nel
secondo vasetto c’è la gloria di Dio.
La cantano gli angeli di Betlemme con i loro movimenti tra la terra e il cielo.
Gloria vuol dire peso, consistenza. Perché l’angelo è mandato proprio per questo,
per dirci che Dio è una questione importante, che pesa nella nostra vita. Perché
noi portiamo impresse le tracce dell’eterno. Ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non
riposa in te (Agostino).
Nel Corriere di
ieri c’era un articolo: Volete fare un regalo ai figli? Tre idee intelligenti: il
riscatto della laurea, un
fondo per avviare un’attività imprenditoriale, una stampella per la pensione.
E intanto una sedicenne a Milano si butta sotto il treno:
non fosse stato per la prontezza di un tecnico della metro, un papà che ha
agito come se vedesse sua figlia, il bilancio sarebbe stato drammatico.
Forse ai figli possiamo regalare un po’ di cielo, abitato
magari dai dubbi e dalle nostre ricerche, ma mai dalle nostre svalutazioni o derisioni.
Perché deridere le fede, vuol dire mortificare l’uomo e prestare il fianco alla
presunzione di saperne una pagina in più, mentre la conoscenza ci vede sempre
scolari.
Giacomo Poretti, il comico, ricorda che da bambino era incuriosito
dalla figura del pastore che metteva mano alla fronte e guardava in alto. E
osserva: Anche adesso, dopo quasi 60 presepi, quella statuina, ereditata,
continua a incuriosirmi e a preoccuparmi. Perché fa così fatica a vedere?
Possibile che non abbia ancora imparata la strada? …Alla fine mi sono affezionato a quella strana
statuina. Gli voglio bene perché a volte sento lo stesso smarrimento, la stessa
miopia, lo stesso astigmatismo. Proprio perché siamo miopi Dio ci viene a
trovare a Natale. Smettila di guardare lontano: cercalo dentro di te, forse
scopri la sorpresa di essere abitato. Questa è la gloria di Dio!
3. Terzo
vasetto. C’è scritto pace. Quando ci
manca, è la cosa che più ci manca. La pace dentro e la pace fuori. La pace
dentro, perché a volte non siamo contenti di noi stessi, della nostra vita. La
pace fuori, perché a volte con gli altri le cose non vanno bene. Gesù viene a
custodire la pace. È bella la provocazione di Banksy, l’artista britannico
della street-art che a Betlemme ha realizzato un presepe sotto una ricostruzione
del muro che separa Israele dalla Palestina, nuovo muro del pianto, per tanta
gente. Solo che al posto della stella ha realizzato un buco, come se fosse lo
sfregio di una granata. Forse il messaggio è: fa’ in modo che la granata diventi
una stella. Metti da parte l’arsenale bellico delle offese, dell’odio, della vendetta
e ricomincia. Prova a ripetere quelle parole, all’inizio e alla fine di ogni
giornata, con ostinazione, senza pretendere che il canto degli angeli disarmi
il nemico, ma disarmi il tuo cuore, finalmente libero, finalmente in pace. Non
ci sarà più bisogno della Nutella, ma
non ci sarà più bisogno neanche degli angeli, perché l’angelo diventi tu. E
sarà finalmente il buon Natale.
Nessun commento:
Posta un commento