sabato 24 settembre 2016

Omelia 18 settembre 2016


Venticinquesima domenica del T. O.

Giovani e ricchi. È un programma mandato in onda lunedì sera da Rai 2 in cui quattro rampolli dell’alta società hanno mostrato a chi fa fatica ad uscire per mangiare la pizza come si vive nel lusso sfrenato. E così si vede una protagonista che mostra un guardaroba grande come un monolocale in cui ha sistemato duecentocinquanta paia di scarpe e a una miriade di vestiti di cui una buona parte ancora con l’etichetta e il cartellino del prezzo. Per la cagnolina Tiffany il personal chef prepara un filettino con broccoli. Del resto è un animaletto un po’ viziato. Giò invece ama le auto di lusso e gli oggetti d’oro al punto da far dorare la sua Bentley, un bolide seimila di cilindrata: «Mi è sempre piaciuto stare al centro dell’attenzione». Ecco, in televisione appare di tutto, ma ciò che sconcerta e che quel programma a notte fonda sia stato seguito da quasi un milione di persone. Italiani inebetiti che pagano il canone per raccogliere il distillato di demenza dei protagonisti del programma e di chi l’ha messo in onda.  Fa’ attenzione al sovvertimento della vita e dei suoi valori perché rischi di essere prigioniero di una grande menzogna. L’inganno della ricchezza. Gesù oggi sembra indicarci un’altra strada e l’amministratore scaltro ci insegna a individuarla.

1.    Gesù non sceglie a caso questa figura. Un amministratore. La vita funziona così: veniamo al mondo nudi e così ce ne andiamo, senza portare niente con noi. Quello che possediamo nella vita è solo amministrazione di un patrimonio che ci è affidato. A volte però le cose vanno diversamente e stabiliamo una serie di coincidenze tra ciò che siamo e ciò che abbiamo. Ci pare di valere perché abbiamo costruito una piccola fortuna personale o famigliare e ci pare che gli altri valgano per quello che possiedono, tant’è che diciamo: quello che ha il Porche, quello che ha la fabbrica, quello che ha la casa. Sotterraneamente passa un’idea: sei quello che hai! Come canta Fedez: L'iphone ha preso il posto di una parte del corpo e infatti si fa gara a chi ce l'ha più grosso. A volte questa sovrapposizione diventa così stringente da ossessionarci. E non sono solo i ragazzi con la felpa, le scarpe o il telefono, ma anche noi adulti. Tanto che se vai via con gli amici mica puoi avere una bici qualsiasi. Te ne serve una da seimila euro e allora sei qualcuno e gli altri ti guardano con rispetto. Cose che ci fanno sorridere, ma che qualche volta generano confusioni e sovvertimenti del senso della vita, negli adulti e nei ragazzi.

2.    Altro aspetto che l’amministratore scaltro ci ricorda è che l’amministrazione ad un certo punto finisce. E qualcuno te ne domanda conto. Guarda che non sei eterno e che quello che possiedi lo lasci qua. E guarda che le tue scelte non sono prive di conseguenze. Nella prima lettura Amos denuncia l’ingiustizia di chi mette il Dio denaro sopra ogni rapporto e vende il povero per un paio di sandali. A volte non abbiamo venduto il povero, ma la dignità, i valori che reggono l’esistenza, pensando che fosse unicamente il denaro a darci futuro. Nascondendoci dentro o dietro la crisi, ci siamo dimenticati di investire altrove, di distinguere ciò che passa da ciò che resta. E senza questo sforzo il denaro è diventato padrone: Non potete servire Dio e la ricchezza. In questi giorni, una donna, vedova, mi raccontava la difficile decisione che ha preso all’indomani della morte del marito. Quella di vivere con la sola reversibilità perché per lei era importante continuare a stare accanto a dei figli ancora troppo piccoli perché oltre alla perdita del padre ci fosse l’assenza della madre. Una scelta costosa dal punto di vista economico, ma che sposta il quadro interpretativo dell’esistenza e fa capire che ciò che vale non è solo quello che sottoponi al commercialista. Quando te ne andrai che cosa ricorderanno i tuoi figli di te? Che cosa ricorderà chi ti ha conosciuto?

3.    L’amministratore quando comprende che il tempo è in scadenza, chiama i debitori del padrone e modifica a loro favore i libri contabili. Prendi la tua ricevuta e scrivi cinquanta. È l’unico modo per trovare un’accoglienza in futuro. Conclude Gesù: «Guadagnatevi amici con la disonesta ricchezza, perché vi accolgano nelle dimore eterne». Ecco il punto¨ procurarsi amici che aprano le porte del cielo. Le porte del cielo si aprono per coloro che hanno trovato chiuse le porte della terra. Sono loro l’investimento da attivare. La porta santa della tua vita è un povero che hai aiutato, un profugo cui hai teso la mano, un malato che non hai dimenticato. Questi sono gli amici veri che sorreggono la vita, non quelli che ti circondano quando paghi da bere.

Quale vita accendi? Quale programma continui a vedere? Sta attento a quello che passa nella TV del mondo, perché non si tratta di assistere a una trasmissione ma di tenere in piedi la vita. Oggi e quando qualcuno te ne chiede il conto.


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