Solennità dei SS. Pietro e Paolo 2014
L’altra sera davano
ancora una volta Forrest Gump, la
storia di quel ragazzotto un po’ strano che ad un serto punto inizia a correre.
Una corsa che incrocia persone, fatti situazioni, che suscita interrogativi.
Una corsa che finisce al capezzale di una madre morente che in poche parole
consegna l’esito di una vita. La morte fa
solo parte della vita, Forrest. È un destino che appartiene a tutti: io non lo
sapevo, ma ero destinata a diventare la tua mamma. Sono dell’idea che ognuno fa
il suo destino: tu devi fare del tuo meglio con quello che Dio ti ha concesso. Qual
è la nostra corsa, il destino che Dio ci affida?
Anche Paolo oggi ci
parla di una corsa della quale è giunto al termine. Siamo nel 62, l’apostolo è
a Roma agli arresti domiciliari che preludono al suo martirio e, scrivendo al
suo collaboratore Timoteo, rivela il senso del suo viaggio. Ho combattuto la buona battaglia, sono
giunto al termine della mia corsa, ho conservato la fede.
La vita per un
motivo o per l’altro ci consegna continuamente dei fine corsa. Il verbo giungere (teléo) dice la ricerca di
un fine: cerca di non correre per
niente ma sappi che i motivi per cui corri li comprenderai pienamente quando
arrivi. Combatti la buona battaglia. La battaglia è ágon e combattere è agonízomai,
termini che contengono l’agonia e l’agonismo. Quella battaglia non è solo
buona: è kalós, bella. Fa’ in modo
che quello per cui lotti sia anche qualcosa di bello, che ti piace. Il vangelo
non solo come bontà ma anche come bellezza, fascino, avventura, creatività. E
poi custodisci la fede. Qui il verbo teréo
vuol dire serbare un rapporto. La fede non è un codice di procedura ma un
legame vivo. Paolo ha mantenuto acceso il suo legame con il Signore tanto che
lo sente accanto anche di fronte alla morte.
Ecco,
dove corri Forrest? Fa’ in modo, ci dice Paolo, che la tua corsa sia così:
aperta ai disegni di Dio, appassionata e creativa, salda nell’amicizia con il
Signore. E perché questo si realizzi, Pietro ci dà qualche altro suggerimento,
anzi ci consegna la strumentazione che Gesù stesso gli dà. È il carisma di
Pietro, lasciato al suo successore e a tutta la chiesa. Che c’è in questa
strumentazione? Tre azioni: edificare, aprire, legare e sciogliere.
1. Tu sei Pietro e su questa pietra
edificherò la mia chiesa. Sii una persona che costruisce,
sempre. Mai che distrugge. A volte le potenze degli inferi sono in agguato,
montano e confondono: non schierarti dalla loro parte. Non prevarranno. Abbiamo seguito in questi giorni le polemiche
intorno alla morte di Ciro Esposito, tifoso napoletano morto a 30 anni per un
colpo di pistola sparato alla schiena in una partita di calcio. Erano state
lanciate minacce di ritorsione, di vendetta. Come sono state dirompenti le
parole della fidanzata ai funerali: «Basta
con la violenza perché così Ciro lo uccidete due volte. Ciro era un ragazzo,
non un ultras. Il suo è un tifo pulito, sotterrate la violenza». Ecco le
pietre che edificano e che ci introducono nella bella battaglia, non in quella che uccide. Le tue parole, i tuoi
gesti, le tue scelte… prova a costruire umanità, perché questa è la chiesa di
Pietro: segno di un’umanità nuova che splende della luce di Dio.
2. Altra
azione a custodia della fede: aprire. A
te darò le chiavi del regno dei cieli. Pietro ha in mano chiavi che aprono
il mondo di Dio, quelle chiavi invisibili che lui ha visto in azione quando
misteriosamente è stato liberato dal carcere. Ecco: custodire la fede vuol dire
dischiudere varchi di libertà. È uscito venerdì l’Instrumentum laboris che accompagnerà la preparazione del Sinodo sulla famiglia. Con molta
lucidità e realismo si parla di numerose situazioni che attraversano il mondo
familiare. E poi si aggiunge: Per tutti costoro, “serve una pastorale capace di offrire la misericordia che Dio concede
a tutti senza misura”. Si tratta, dunque di “proporre, non imporre; accompagnare non spingere; invitare, non
espellere; inquietare, mai disilludere”. Sentite come le chiavi del regno siano
liberanti! Ma non sono semplici salvacondotto: sono varco verso la carità di Dio
che non è mai separabile dalla sua verità. E queste chiavi sono ora proprio
nelle mani di Pietro.
3. Infine
legare e sciogliere. La fede si costudisce anche in questo intreccio di fili tra
la terra e il cielo. Come quando si tesse un arazzo. Stringi su quello che è
importante, molla su ciò che è d’impaccio. C’è una bella devozione cara all’attuale
papa: la Madonna dei Nodi. La si invoca perché li sciolga. Rabbia, rancore,
ostilità, supponenza… E mi pare che questo papa di nodi bellici, esistenziali,
ecclesiastici ne stia sciogliendo tanti. Ecco puoi conservare la fede se annodi
quello che le appartiene e sciogli tutto il resto, perché altrimenti ne esce un
groviglio che chiami fede, ma è qualcos’altro.
Corri, Forrest, corri… Dove
va la nostra corsa? È la corsa della fede? Ci aiuti il Signore a custodirla con
lo slancio di Paolo e la tenacia di Pietro.
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