sabato 14 giugno 2014

Omelia 15 giugno 2014

SS. Trinità 2014
Non recidere, forbice, quel volto, 
solo nella memoria che si sfolla, 
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

È la prima quartina di una poesia di Montale. Il poeta è di fronte ad un’acacia che gli ricorda un volto amato e prega la lama del potatore di non recidere quelle fronde capaci di rammentare l’immagine struggente. La forbice è, metaforicamente, quella del tempo che passa, che attenua i ricordi e li disperde nella nebbia della lontananza. Non recidere, forbice, quel volto. Non so se dovremmo dirlo anche di Dio, perché si ha l’impressione che cesoie invisibili intervengano a modificare la percezione che abbiamo di lui e ci consegnino ad una sorta di nebbia che oscura le coscienze e uccide la speranza. Mentre in questi giorni il Dio del calcio ci chiede i suoi tributi e i suoi sacrifici, fa riflettere la testimonianza di Prandelli apparsa l’8 giugno su Credere. A chi gli chiede per che cosa preghi un allenatore alla vigilia del suo primo mondiale, lui risponde: «Di non andar fuori di senno, di non perdere la testa, di non prendersi troppo sul serio. Si prega proprio perché la preghiera può aiutare a mantenere il senso del tuo limite umano». Ecco il volto ritrovato di Dio che diviene anche riscoperta di quello che siamo perché la nebbia non ci avvolga e ci imprigioni. Il dialogo tra Gesù e Nicodemo è apertura sul mistero di Dio, quello che ogni uomo segretamente cerca. Che cosa gli dice Gesù?

1.    Anzitutto la più sorprendente delle rivelazioni. Dio ha tanto amato il mondo. Parole che illuminano la notte di Nicodemo. Il Dio cristiano ama. E ama a tal punto da strutturarsi nell’unica forma che può garantire l’amore: la relazione. Il Dio cristiano è relazione d’amore perenne tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. Dio si è pensato così! Non recidere, forbice, quel volto. Ma il Dio cristiano non solo si ama, ma ha tanto amato il mondo. È un amore esuberante che fuoriesce, che permea l’uomo e il creato. Pensate novità di questo volto di Dio rispetto a quello delle suscettibili divinità greche o delle distaccate divinità orientali. Dio ha considerato il mondo più importante di sé e riversa su di esso un fiume di amore, di stima, di benedizione: non c’è nulla di quello che Dio ha creato che sia sotto il segno della condanna, poiché, come dice Tommaso d’Aquino: Aperta la mano dalla chiave dell'amore, le creature vennero alla luce. Ancor prima di essere battezzato, catechizzato, comunicato, Dio fa il tifo per ogni uomo. Perché quell’uomo gli consente di poter essere se stesso, di amare. Ecco perché difendiamo ogni uomo che viene a questo mondo, fin dai suoi primi istanti, ecco perché non ci rassegniamo a sperimentazioni sugli embrioni umani anche se la Commissione europea non ne vuole saperne di due milioni di firme raccolte per mettere in discussione una legislazione che prevede tale intervento sul quale anche la comunità scientifica è spaccata. Dio ha tanto amato il mondo. Guarda con tenerezza ogni uomo, come un padre e una madre che si recano insieme a fare l’ecografia del figlio in arrivo.

2.    Ma Gesù continua. Da dare il suo figlio. Fino a questo punto Dio ha amato il mondo. La Trinità è la festa di un Dio che si fa conoscere mentre si dona. Il verbo allude al dono radicale di Gesù, dal suo farsi uomo al suo morire sulla croce, al dono dello Spirito; come dire: ha dato proprio tutto. A volte abbiamo la sensazione che Dio si sia risparmiato, che si sia tenuto solo per sé qualcosa che ci serviva. E invece non ci manca niente di lui e se qualcosa manca all’appello è perché non vogliamo lui ma vogliamo noi, le nostre attese e pretese, il Dio con il volto compiacente dei nostri desideri. Trovi Dio se cerchi il Figlio che ti ha dato, il suo cammino, il suo progetto. Provate a pensare alle situazioni in cui ci pare che ci manchi qualcosa: salute, lavoro, benessere, riconoscenza, attenzione… E se Dio volesse donarti qualcos’altro? E se attraverso la tua precarietà volesse donare qualcos’altro a qualcun altro? Pensate al dramma delle carrette del mare che approdano nelle nostre coste. Dove sono Dio e il suo dono? Sono nell’esperienza della solidarietà, nel volto del buon samaritano. Ecco Dio che continua a dare il suo Figlio.

3.    E infine: perché chi crede abbia la vita eterna. Notate che in greco non viene adoperato il termine bíos che comunemente indica la vita biologica, ma zoé aiónios che è la vita di Dio, la vita dell’eterno che è definitiva e non è toccata dalla morte biologica. Con il battesimo noi siamo stati generati a questa vita e Dio si manifesta quando questa condizione dell’esistenza si manifesta, quando la zoé sottrae spazio a logiche di morte. Avete sentito di quei ragazzi che hanno concluso l’anno scolastico in discoteca con una festa a base di ketamina. E quando sono arrivati i carabinieri, come spesso accade, si camminava sulle sostanze disperse sul pavimento. Questa non è zoé e non è neanche bios! È una cultura di morte barattata come normalità. E mentre a scuola sembra importante fare battaglia all’omofobia, di altre battaglie, specie se toccano il divertimento e gli interessi connessi, non c’è traccia. Dov’è Dio? Dove l’eterno vince. E dove l’uomo pensa in grande la vita.
 
Non recidere, forbice, quel volto.
Il Signore ce lo regala ancora una volta quel volto, ad immagine del quale è stato fatto anche il nostro. In esso ci rispecchiamo perché quei tratti ci sorprendano e la nebbia non ci avvolga.
 

 

Nessun commento:

Posta un commento