SS. Trinità 2014
Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto la mia nebbia di sempre.
È la
prima quartina di una poesia di Montale. Il poeta è di fronte ad un’acacia che
gli ricorda un volto amato e prega la lama del potatore di non recidere quelle
fronde capaci di rammentare l’immagine struggente. La forbice è, metaforicamente,
quella del tempo che passa, che attenua i ricordi e li disperde nella nebbia
della lontananza. Non recidere, forbice,
quel volto. Non so se dovremmo dirlo anche di Dio, perché si ha
l’impressione che cesoie invisibili intervengano a modificare la percezione che
abbiamo di lui e ci consegnino ad una sorta di nebbia che oscura le coscienze e
uccide la speranza. Mentre in questi giorni il Dio del calcio ci chiede i suoi
tributi e i suoi sacrifici, fa riflettere la testimonianza di Prandelli apparsa
l’8 giugno su Credere. A chi gli
chiede per che cosa preghi un allenatore alla vigilia del suo primo mondiale,
lui risponde: «Di non andar fuori di
senno, di non perdere la testa, di non prendersi troppo sul serio. Si prega
proprio perché la preghiera può aiutare a
mantenere il senso del tuo limite umano». Ecco il volto ritrovato di Dio che diviene anche riscoperta di quello
che siamo perché la nebbia non ci avvolga e ci imprigioni. Il dialogo tra Gesù
e Nicodemo è apertura sul mistero di Dio, quello che ogni uomo segretamente
cerca. Che cosa gli dice Gesù?
1. Anzitutto
la più sorprendente delle rivelazioni. Dio
ha tanto amato il mondo. Parole che illuminano la notte di Nicodemo. Il Dio
cristiano ama. E ama a tal punto da strutturarsi nell’unica forma che può
garantire l’amore: la relazione. Il Dio cristiano è relazione d’amore perenne
tra il Padre, il Figlio e lo Spirito. Dio si è pensato così! Non recidere, forbice, quel volto. Ma il
Dio cristiano non solo si ama, ma ha tanto amato il mondo. È un amore
esuberante che fuoriesce, che permea l’uomo e il creato. Pensate novità di
questo volto di Dio rispetto a quello delle suscettibili divinità greche o
delle distaccate divinità orientali. Dio ha considerato il mondo più importante
di sé e riversa su di esso un fiume di amore, di stima, di benedizione: non c’è
nulla di quello che Dio ha creato che sia sotto il segno della condanna,
poiché, come dice Tommaso d’Aquino: Aperta
la mano dalla chiave dell'amore, le creature
vennero alla luce. Ancor
prima di essere battezzato, catechizzato, comunicato, Dio fa il tifo per ogni
uomo. Perché quell’uomo gli consente di poter essere se stesso, di amare. Ecco
perché difendiamo ogni uomo che viene a questo mondo, fin dai suoi primi
istanti, ecco perché non ci rassegniamo a sperimentazioni sugli embrioni umani
anche se la Commissione europea non ne vuole saperne di due milioni di firme
raccolte per mettere in discussione una legislazione che prevede tale
intervento sul quale anche la comunità scientifica è spaccata. Dio ha tanto amato il mondo. Guarda con
tenerezza ogni uomo, come un padre e una madre che si recano insieme a fare
l’ecografia del figlio in arrivo.
2. Ma Gesù continua. Da dare il suo figlio. Fino a questo punto Dio ha amato il mondo. La Trinità è la festa di un Dio che si fa
conoscere mentre si dona. Il verbo allude al dono radicale di Gesù, dal suo
farsi uomo al suo morire sulla croce, al dono dello Spirito; come dire: ha dato
proprio tutto. A volte abbiamo la sensazione che Dio si sia risparmiato, che si
sia tenuto solo per sé qualcosa che ci serviva. E invece non ci manca niente di
lui e se qualcosa manca all’appello è perché non vogliamo lui ma vogliamo noi,
le nostre attese e pretese, il Dio con il volto compiacente dei nostri
desideri. Trovi Dio se cerchi il Figlio che ti ha dato, il suo cammino, il suo
progetto. Provate a pensare alle situazioni in cui ci pare che ci manchi qualcosa:
salute, lavoro, benessere, riconoscenza, attenzione… E se Dio volesse donarti
qualcos’altro? E se attraverso la tua precarietà volesse donare qualcos’altro a
qualcun altro? Pensate al dramma delle carrette del mare che approdano nelle
nostre coste. Dove sono Dio e il suo dono? Sono nell’esperienza della
solidarietà, nel volto del buon samaritano. Ecco Dio che continua a dare il suo
Figlio.
3. E infine: perché
chi crede abbia la vita eterna. Notate che in greco non viene adoperato il
termine bíos che comunemente indica
la vita biologica, ma zoé aiónios che è la vita di Dio, la
vita dell’eterno che è definitiva e non è toccata dalla morte biologica. Con il
battesimo noi siamo stati generati a questa vita e Dio si manifesta quando questa condizione dell’esistenza si manifesta, quando la zoé sottrae spazio a logiche di morte. Avete
sentito di quei ragazzi che hanno concluso l’anno scolastico in discoteca con
una festa a base di ketamina. E
quando sono arrivati i carabinieri, come spesso accade, si camminava sulle
sostanze disperse sul pavimento. Questa non è zoé e non è neanche bios!
È una cultura di morte barattata come normalità. E mentre a scuola sembra
importante fare battaglia all’omofobia, di altre battaglie, specie se toccano
il divertimento e gli interessi connessi, non c’è traccia. Dov’è Dio? Dove l’eterno vince. E dove l’uomo pensa
in grande la vita.
Non recidere, forbice, quel volto.
Il Signore
ce lo regala ancora una volta quel volto, ad immagine del quale è stato fatto anche il
nostro. In esso ci rispecchiamo perché quei tratti ci sorprendano e la nebbia non ci
avvolga.
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