sabato 31 maggio 2014

Omelia 1 giugno 2014


Ascensione del Signore

John Gribbin, è un astronomo britannico, autore di una quarantina di libri. In un suo saggio scrive: «La vita comincia col processo di formazione delle stelle. Noi siamo fatti di polvere di stelle: ogni atomo di ogni elemento presente nel nostro corpo, eccezion fatta per l'idrogeno, è stato prodotto all'interno delle stelle, è stato poi disseminato nell'universo per mezzo di grandi esplosioni stellari, ed è stato infine riciclato per diventare parte di noi stessi». Noi siamo fatti di polvere di stelle e, per quanto le vicende di ogni giorno e le alcune strettoie culturali ci tengano imprigionati a visioni molto limitate, il nostro DNA grida ragioni più grandi di quello che talvolta ci viene indicato.

La festa dell’Ascensione torna a indicarci i percorsi del cielo. Gesù ci fa capire il senso della sua vicenda terrena: è disceso per riportarci in alto, per suggerirci il fascino delle stelle. Il Padre della gloria, illumini gli occhi del vostro cuore per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati. Come si sale con Gesù? Come si diviene uomini e donne dell’ascensione?

1.    Anzitutto l’evangelista ci dice che i discepoli tornarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato. Non si deve dimenticare che è Matteo che sta raccontando i fatti e il monte della Galilea con cui l’evangelista apre il suo vangelo è quello delle Beatitudini. Gesù dopo la sua risurrezione torna a indicare questa pagina perché è la sola che apre beatitudine, vita risorta, cielo. Quale beatitudine cerchi? Guarda che ce ne sono alcune che ti tengono al piano terra: beato chi possiede, beato chi comanda, beato chi è famoso. Gesù predica altre prospettive: beati operatori di pace, beati assetati di giustizia. Abbiamo visto le provocanti immagini del Papa che in Terra Santa ha atto fermare l’auto e ha appoggiato le proprie mani al muro che divide Israele dai territori palestinesi. Un muro che dovrebbe difendere ma che nella costruzione diviene occasione di attacco perché entra in casa dell’altro. A volte funziona così anche nella nostra vita: pensiamo di doverci assicurare un diritto e invece ne stiamo compromettendo un altro. Pensate al tanto esaltato divorzio breve che sembra una conquista sociale. Certo che le lungaggini burocratiche sono inopportune, ma forse nella mente del legislatore un tempo non c’era tanto la burocrazia quanto la possibilità data alla famiglia e alla coppia di poter osservare attentamente la situazione, di ripensare ai propri atteggiamenti, di individuare anche strade di recupero. Invece ecco la soluzione: muro rapidamente innalzato che ci separa e ci dà la sensazione di essere felici. Sembra una costruzione legittima ma è entrata abusivamente in casa. Bisogna ritornare al monte che Gesù ci ha indicato, quello delle Beatitudini. Così si apre il cielo.

2.    Ma questo discorso non è facile da accettare. Che succede quando i discepoli sono sul monte? Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Deferenza da un lato, perplessità dall’altro. Vuol dire che questa logica di Gesù non convince. La proposta del Maestro sarà sempre sorgente di qualche dubbio. A rimedio di questo Gesù dona la sua potenza. A me è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Di che potere si tratta? Notate: Gesù si avvicina e dice andate, fate discepoli tutti i popolo, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. La potenza che convince è quella di una relazione nuova che i discepoli diffondono nel mondo. Comunione con Dio e con gli uomini: è questo il legame buono che convince e apre i cieli. Abbiamo visto nei giorni scorsi nella nostra città l’attribuzione della cittadinanza onoraria a 62 ragazzi figli di immigrati ma nati a Treviso. Certi dispositivi non vanno attuati sulla base degli stati d’animo: bisognerà studiare modalità e condizioni mediante le quali un cittadino di altri paesi diviene italiano. Ma intanto si dà un segnale. Non tutti i segnali sono uguali, non tutti i cambiamenti che promuove questa nostra amministrazione sono evangelici. Ma quando si aiutano dei ragazzi a superare barriere culturali, sospetti, diffidenze di razza e di pelle, allora c’è un po’ di comunione divina che prende forma e i cieli si aprono.

3.    Infine Gesù, prima di salire in cielo, rassicura i suoi discepoli: «Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Il cielo è dischiuso dalla certezza di essere accompagnato da qualcuno che veglia su di te. E in quel caso non hai bisogno di aspettare: il cielo discende sulla terra. Tutti i giorni. Prova a vedere dove si nasconde il Signore, gli angoli di cielo della tua giornata. Nelle esperienze che vivi e nei tempi della preghiera. Dobbiamo tenere unite queste due realtà perché le esperienze da sole potrebbero confonderci e la preghiera da sola potrebbe diventare evasione. Invece, se colleghiamo le due realtà l’una rivela l’altra e capisci che il cielo abita la terra.

Ecco: noi siamo polvere di stelle. Ma non è una scoperta della chimica. È la realtà di un uomo pensato secondo Dio che in questa festa dell’ascensione trova autenticamente se stesso. Un cammino aperto da Gesù, un cammino anche per noi.

 

 

 

 

 

 

 

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