domenica 16 marzo 2014

Omelia 16 marzo 2014


Seconda domenica di Quaresima
 
 
Tutti affascinati da La grande bellezza, ma che fatica scorgerla in quel film che ci presenta una società vecchia e asfittica, prigioniera di se stessa. La grande bellezza percorre l’intera pellicola ma solo come insopprimibile desiderio che gli appagamenti terreni non riescono a colmare e che qualche volta addirittura tradiscono. Un cardinale che parla di cucina, una suora, la santa, talmente spirituale da perdere il contatto con le realtà della terra. Corpi senz’anima e anime senza corpi. Ho cercato la grande bellezza, ma non l'ho trovata.

Gesù conosce bene il desiderio di bellezza che si nasconde nel cuore dell’uomo e ne apre la possibilità: la trasfigurazione. Signore, è bello per noi stare qui. È una bellezza fatta di cielo, ma riconoscibile anche in terra, è una bellezza che appartiene a Gesù ma che coinvolge anche chi lo segue, chi si fida di lui. Non rassegnarti mai, sembra dire Gesù, ad una vita a metà: prendi sul serio il desiderio che si nasconde nel tuo cuore e cerca la grande bellezza. Come?

1.    Li condusse in disparte, su un alto monte. La bellezza è fatta di distacco e di ascensione. Non lasciarti schiacciare dal Grande Fratello 13. C’è di più. Abbiamo sentito in questi giorni le penose dichiarazioni sul traffico delle baby prostitute ai Parioli, lo squallore degli adulti che le sfruttavano e la pragmatica determinazione di ragazze che interpretavano la parte di professioniste consolidate. Sul Corriere del mese scorso Susanna Tamaro ha scritto: il senso della vita degli esseri umani è sempre stato compreso tra il tempo che mi è concesso e la sfida di scegliere tra il bene e il male. Altrimenti si finisce per vagare nell’indistinto che genera angoscia. Per uscire dall’opacità tristemente distruttiva che li sta fagocitando, i nostri ragazzi hanno bisogno di adulti capaci di offrire loro delle sfide in questo campo, sottraendoli alla palude del «mi piace». Hanno bisogno che si riprenda a parlare loro del bene e del male e della coscienza - che è il luogo in cui questo discernimento avviene; un bene e un male non relativi, ma assoluti. Ecco il monte che trasfigura la vita: la capacità di intravedere un’umanità sottratta alle svendite e alle scimmiottature.

2.     Ed ecco una voce dalla nube che diceva: Questi è il figlio mio, l’amato. I discepoli odono la voce di Dio, appaiono anche Mosè ed Elia, icona di una voce che da tempo Israele ascolta, ma la voce da ascoltare d’ora in avanti sarà quella di Gesù: Ascoltatelo. La bellezza è aperta dall’ascolto di Gesù e del vangelo. È un ascolto che genera cammini, partenze, rotture, come Abramo che ascoltando lascia la sua terra, verso un altro paese. Non sa che cosa incontrerà, ma quella parola è sufficiente. Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore. Ci sono parole di vangelo che il Signore ci invita ad ascoltare? Parole di perdono, di misericordia, di generosità. La mangrovia è un libro uscito qualche tempo fa. Raccoglie l’esperienza di Claire Ly, una donna cambogiana alla quale il regime di Pol Pot ha ucciso padre, fratelli e marito. Sopravvissuta al lager e al genocidio, è fuggita in Francia iniziando a rivedere anche l’esperienza religiosa. L’impassibilità insegnata dal buddismo inizia a non la convincerla mentre la affascina il Dio dei cristiani: «Conosceva la mia stessa sofferenza». Riceve il Battesimo e capisce che l’unico modo di riconciliarsi con il suo passato non è quello di scaricare colpe su un feticcio come insegnava il Budda, ma perdonare. E torna in Cambogia con sua figlia, nel luogo dove è stata uccisa il resto della sua famiglia, e lì recita il Padre nostro. Ecco la bellezza della parola ascoltata e accolta. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.

3.    Infine la tra trasfigurazione è fatta di luci e ombre. Una nube luminosa li coprì con la sua ombra. La bellezza di Dio si staglia nel chiaroscuro, come nei quadri del Caravaggio. È la bellezza della croce. La vita è bella non perché le difficoltà ci vengono tolte ma perché riesci ad affrontarle, a non perderti, a guardare ad una speranza. Nei giorni scorsi sono state liberate le tredici suore rapite in Siria dai miliziani ribelli. Nei giornali c’è la loro testimonianza. Donne provate dalla vicenda ma rimaste integre, perché non hanno perso la capacità di abitare il chiaroscuro con Dio. Come possiamo difendere la nostra libertà? Accorgendoci che c’è un’altra storia, una Storia vera... Che si rinnova ogni anno da duemila anni, potente, salvifica. Sempre di primavera. È la storia dell’uomo della croce. Certo, c’è chi continua a uccidere, con crudeltà… Uomini e donne che si odiano, e provano il piacere della vendetta e della violenza. Ma ci sono tanti – tanti – che aprono gli occhi, che ricostruiscono insieme, che scelgono il bene, la vita, il perdono. E la testimonianza si conclude con le parole di un pilota che le suore citano come presagio del chiarore tra le ombre: Vorrei dire a tutti i terroristi, a tutti coloro che usano la violenza, che la cultura della vita è più forte della cultura della morte».

Dice Jap Gabarella: "So' belli i trenini delle feste, so' belli perché non vanno da nessuna parte!". Ecco, puoi fermarti ai trenini delle feste e credere che la bellezza sia giretti sul posto. Oppure puoi cercare la grande bellezza, quella di Gesù, irriducibile, sempre nuova, anche quando qualcuno vorrebbe distruggerla.

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