sabato 8 marzo 2014

Omelia 9 marzo 2014


Prima domenica di Quaresima

Su Repubblica nei giorni scorsi c’era una lettera di una docente di Fabriano che annunciava le dimissioni agli studenti dichiarando tutta l’amarezza di fronte ad una scuola che non riconosce il ruolo dei suoi insegnanti: Non può adempiere al suo ruolo di educatore chi viene continuamente mortificato. Sento un senso di nausea insopportabile. La tentazione assume molte forme: forse oggi decisione di andarsene rappresenta l’espressione più comune su uno scenario di crisi che mette molta gente in difficoltà. Che cos’è la tentazione, come funziona, come se ne esce?

1.    La pagina delle tentazioni raccontata nel Libro della Genesi ci fa capire che questa esperienza è antica quanto l’uomo. Entra strisciando nella nostra vita e ci intrappola in un pensiero che diviene sempre più esclusivo e dominante. «È vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino”?». Rispose la donna al serpente: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare, altrimenti morirete”». Il serpente esaspera il comando di Dio, la donna se ne accorge e rettifica, ma non si accorge dell’inganno nel quale cade anch’essa: l’albero non sta in mezzo al giardino e Dio non ha mai detto che non lo si debba toccare. La tentazione è un pensiero che da periferico diviene centrale e alimenta la sensazione che ti manchi qualcosa, che ti manchi la vita. E Dio, cui la vita appartiene, ti sembra un nemico: uno che toglie e non dà. E nasce il sospetto, il dubbio, la ricerca di alternative e la volontà di rivalsa. E non ti rendi conto che di vita ne hai in abbondanza, che sei nel giardino, che se un albero è escluso, gli altri sono tutti per te. La tentazione è una bolla che ti rinchiude e non ti consente di vedere nient’altro. Pensate al caso dell’insegnante: comprensibile il suo sfogo, ma diviene pensiero egemone, tanto da non intravedere più la propria missione educativa, la testimonianza che un ragazzo può ricevere da adulto anche nei momenti di difficoltà.

2.    Il vangelo ci presenta tre tentazioni. Tre per dire che sono tante, che sono differenti, che ciascuno è più vulnerabile in un particolare ambito. Di’ che queste pietre diventino pane. I beni e il la pancia piena, gli appetiti: io sono il mio appagamento. Se tu sei il Figlio di Dio gettati giù: l’esibizione e la provocazione: sono se appaio e se l’apparizione fa effetto, se è spericolata, se costringe l’altro a intervenire, a diventare parte del mio show. Non solo la seduzione dello streaming, della rete: ma la mia rabbia, la mia aggressività o al contrario la mia catalessi per costringere l’altro a intervenire, a fare quello che voglio. L’attenzione dell’altro, il suo riconoscimento diventa il mio pane. I regni del mondo: tutto questo io ti darò. La tentazione si trasforma in un regno con cui ci si identifica. Abbiamo fatto sabato pomeriggio un incontro catechesi e mondo dello sport e ci siamo resi conto di quanto questa realtà tenga in scacco ragazzi e genitori. Un bambina che non va a danza perché va al funerale della mamma di un’amica e che giovedì scorso viene pesantemente redarguita dall’istruttrice che le dice: «Non mi interessa dei morti». Sono il mio regno e sono l’unico sovrano. Qual è il prezzo di queste tentazioni? Perdo dei pezzi per strada. Credo di trovarmi e invece sto dimenticando parte di me. Credo di aver in mano la vita e invece ne sto smarrendo la ricchezza. Per questo papa Francesco dice che la tentazione è “un contagio che uccide”. Prova a osservare le tue tentazioni: cosa stai perdendo? Di te, degli altri, di quello che capita, di Dio?

3.    Ecco la questione nodale: Dio. Ogni tentazione in fondo è una strategia per rubargli il posto. «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio». È il grande inganno diabolico che presenta Dio come un ostacolo all’umana felicità. Ma senza di lui che cosa resta: si accorsero di essere nudi. Se nella tentazione cerchi vita, ricordati che la vita viene da Dio. Gesù così umanamente immerso nella tentazione ne esce con le armi di Dio. 1. Abita questa esperienza ma non si lascia travolgere: è condotto dallo Spirito, rimane padrone di sé, dei suoi stati d’animo. E non li pubblica su fb! 2. Digiuna per quaranta giorni: non ha paura dei tempi lunghi: Dio ha pazienza, la tentazione è palestra. Prova e riprova. 3. Muove dall’ascolto della Parola: anche il diavolo cita la scrittura, ma bisogna ricordarla tutta, non solo i versetti che ti fanno comodo. E la tentazione da luogo del satana diviene cielo pieno d’angeli. Si avvicinavano e lo servivano.

Ecco la tentazione. Essa non ci risparmia dalle cadute, dalle fatiche, dalle ambiguità. Può aprire le strade della deriva, ma può anche aprirti il mare aperto e portarti a ricollocare la vita nella sua verità, quella che Dio anche in questa quaresima torna a mostrarti. 

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