lunedì 17 giugno 2013

Omelia 16 giugno 2013

Undicesima domenica del T. O.

«Non c’è più religione!». Una frase che può dire la perdita di riferimenti importanti, ma anche un propizio cambiamento di orizzonti. La religione, infatti, è importante: essa dà struttura all’incontro con Dio e aiuta a riconoscerne il volto. Ma essa può diventare una gabbia se non consente a quello stesso Dio di manifestarsi, di prendersi le sue libertà, di condurre su terreni inattesi. Ecco, talvolta l’esperienza religiosa anche per noi funziona così: diviene una prigione dorata, rassicurante, dove non cogliamo più la novità di Dio. È quello che avviene in casa di Simone il fariseo.
Con molta probabilità siamo a Nain, dove Gesù aveva restituito il bambino a sua madre. Una scena che finiva con un abbraccio per dire che questo è il desiderio di Dio: di abbracciarti, di stringerti a sé. Ma questa logica è ancora estranea a quel fariseo che ha invitato a pranzo Gesù: lui conosce la religione dei puri e sa che non ci si deve contaminare, specialmente con una donna di dubbia moralità.
Gesù approfitta della situazione per denunciare una religione che ha perso se stessa e per indicare ai discepoli un triplice passaggio.

1.    Porta tutta la vita di fronte al Signore. Ci fa riflettere innanzitutto l’audacia di questa donna che osa varcare dei confini prestabiliti. È vero che ai tempi di Gesù, durante i banchetti, le porte rimanevano aperte per dar modo ai passanti di curiosare e di elogiare la prodigalità del padrone di casa. Ma una simile donna, ben conosciuta nella piccola Nain, non doveva neppure pensare di avvicinarsi. Costei invece, sembra intuire ormai nuovi confini, che non le impediscono, nonostante la sua poco onorevole attività, di trovare accoglienza presso il Signore. Ecco, il passaggio da compiere per uscire dalla religione fine a se stessa: porta al Signore tutta la tua vita, anche quelle vicende che ti sembrano poco onorevoli, quelle che in genere omettiamo o camuffiamo nella confessione. Entra con tutto te stesso a casa sua perché la sua salvezza ti raggiunga integralmente. A Gesù non interessano anime disincarnate ma, come professiamo nel credo: per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo. O vuoi che la sua salvezza ti raggiunga a metà?

2.    Supera il pregiudizio di essere migliore. Un secondo tratto della religione che Gesù ha in mente è la sospensione del giudizio e della condanna nei confronti degli altri. Simone il fariseo segretamente giudica la donna: Se costui sapesse che tipo di donna è questa… Quando si fa un’operazione di questo genere, nascono due problemi. Mettendo in evidenza o concentrando l’attenzione sui misfatti degli altri si finisce per ritenersi migliori di loro. E così si creano distanze, lacerazioni, luoghi comuni, capri espiatori: ci isoliamo in una solitudine pretenziosa e arroccata che ci fa perdere il contatto con la verità di quello che siamo. Il male appartiene a qualcun altro! Ma ciò che è più grave è che in questo modo ci priviamo dell’esperienza più bella che possiamo fare: quella della misericordia di Dio che incontra la miseria e non la presunzione. Salendo sullo sgabello, all’altezza della nostra autostima, perdiamo l’appuntamento con Dio che invece è sceso a terra, anzi sotto terra, pur di poterci raggiungere. Noi in alto e lui in basso: come lo possiamo incontrare e accogliere? Qual è il guadagno autentico della vita? Il guadagno aumenta in relazione al debito condonato. E più te ne rendi conto, più aumenta la riconoscenza e la gioia. Dio non sa che farsene delle tue perfezioni. Portagli la tua miseria perché su di essa agisca la sua misericordia. Scoprirai il cuore di Dio e forse anche gli altri li sentirai più vicini.

3.    Trova il linguaggio dell’amore e della festa. Ma la peccatrice del vangelo stabilisce un’altra distanza: introduce nel rapporto con Dio i gesti dell’affetto, della gratuità, della festa. Portò un vaso di profumo; stando dietro, presso i piedi di lui, piangendo, cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di profumo. Carezze, baci e profumo sui piedi del Signore. Anche le donne nel giorno di pasqua stringeranno quei piedi. Sono i piedi che hanno percorso le strade degli uomini, piedi che hanno portato la bella notizia di Dio, il suo perdono, il suo abbraccio. E se Dio porta un abbraccio, vuole essere abbracciato! Che vuol dire? Vuol dire che la nostra religione diviene autentica quando riempie d’amore il nostro rapporto con Dio. Dio ci ha amato e quell’amore si trasforma nella possibilità di amare lui! Simone il fariseo perfezionista del religioso vive la religione delle osservanze, la donna la religione dell’amore. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece non ha cessato di baciarmi i piedi… Questo che cerca il Signore. Prova a mettere un po’ d’amore: nella tua preghiera, nella tua messa, nella tua confessione, nell’ascolto della Parola. Forse continueremo a fare i conti con le nostre infedeltà e le miserie che conosciamo, ma forse ci sarà anche per noi qualcuno che ci dirà: sono perdonati i suoi molti peccati perché ha molto amato.

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