lunedì 3 dicembre 2012

Omelia 2 dicembre 2012

Prima domenica di Avvento 2012

Segni nel cielo, fragore nel mare e dei flutti, uomini travolti e impauriti da uno scenario di sconvolgimento.
Le parole di Gesù sembrano presagire alcune immagini che abbiamo visto in questi giorni a Taranto, quando una tromba d’aria si è abbattuta sulla città e sullo stabilimento dell’Ilva che, oltre ai danni economici e ambientali, ora si misura anche con quelli strutturali. Quando capitano situazioni di questo tipo siamo disorientati perché ci mettono di fronte alla nostra precarietà e ci fanno capire la verità delle parole di Gesù. Non è Dio che manda l’uragano. Ma l’uragano può essere l’occasione per ritrovare il senso di Dio. Può essere motivo per ridimensionare la nostra voglia di onnipotenza, per agire con responsabilità quando costruiamo qualcosa, per capire che anche la natura, nell’economia della creazione, ha una voce. E anche nell’economia di un’azienda.
All’inizio di questo tempo di avvento siamo dunque invitati a ritrovare i corretti confini dell’esistenza e a mettere in conto i disegni di Dio, il suo ritorno alla fine dei tempi, ma anche ogni volta che gli facciamo posto. E Gesù ci offre alcune indicazioni.

1.    Attenzione ai sistemi. Gesù, con il linguaggio dell’apocalittica, evoca il sistema solare, qualcosa che sembra resistere al tempo. Il ciclo del sole, della luna, delle stelle: si è sempre mosso così. Ebbene, dice Gesù, guardate che se anche questo movimento cosmico, apparentemente eterno, è destinato a finire, anche i tanti sistemi che vi sembrano immutabili hanno i giorni contati. I sistemi dell’economia, i sistemi della politica o di una certa politica, i sistemi dettati dalla moda. Come cambiano? Cambiano perché Dio ha la parola ultima sulla storia e prima o poi egli pone un limite alla tracotanza dei potenti; ma cambiano anche perché c’è un uomo che al sistema non si assoggetta. Alzatevi, dice Gesù, piegatevi, ma verso l’alto! Il verbo anakýpto vuol dire alzare la schiena, raddrizzarsi. Mettetevi dritti davanti ai potenti, dritti davanti a coloro che sembrano dominare, attenti agli inchini, alle cortigianerie. Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi. Così anche per quei sistemi di vita familiare o personale che ci piegano. Veniamo da una settimana di manifestazioni e riflessioni sulle violenze alle donne e ci siamo resi conto di una triste realtà che ancora ci appartiene. Ma violenza al femminile è anche quella che lascia una donna sola ad abortire, è quella esibizionistica, travestita da veline e letterine, di cui talvolta le stesse donne sono complici. Anakýpsate, dice Gesù: raddrizzate la schiena e non siate complici del sistema.

2.    Ma non essere complici del sistema, non vuol sempre dire trovare l’orizzonte di Dio. Possiamo anche andare in piazza e manifestare contro il regime di turno ma non è detto che riconosciamo, in tal modo, le corrette prospettive della vita. Ecco perché Gesù aggiunge quel monito: State attenti che i vostri cuori non si appesantiscano. E indica tre pericoli: dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita. Notate la relazione tra queste tre esperienze. A volte noi ci accaniamo sulle ubriachezze, sulla sballo della vita. Il termine greco kraipále è familiare anche in italiano: le crapule, i bagordi. Ma da dove parte tutto questo? Dagli affanni della vita. Dall’in-sofferenza per quello che fai, dall’intolleranza per chi ti circonda, dalle preoccupazioni per il domani, dall’insoddi-sfazione per quanto hai realizzato, dalle minacce che avverti. Gesù dice di non rimanere succubi di tale pesantezza e, se prima invitava ad alzare la schiena, ora invita ad alzare il capo, a guardare l’orizzonte e non solo il particolare. Il tuo lavoro è insopportabile? Guarda che c’è in gioco ben più della tua fatica: c’è la tua azienda, c’è la tua famiglia. C’è una persona malata che vi sta mettendo in difficoltà? La malattia ci disorienta, ma talvolta essa parla alla vita. Aspetti il fine settimana per l’evasione notturna? Guarda di non ritrovarti sulla panchina della stazione di Mogliano in come etilico, mentre i tuoi amici velocemente ti abbandonano. Levate il capo.

3.    E infine c’è un compito fondamentale che ci viene consegnato. Vegliate in ogni momento pregando. La possibilità di rimanere svegli è affidata alla preghiera. Proprio questa dimensione che oggi stiamo perdendo è la grande occasione che Gesù ci suggerisce. Perché quando preghi immediatamente si ridisegnano i contorni della vita e ti rendi conto che non ci sei solo tu e che non tutto è legato alle tue forze. Inizia a pregare con semplicità, per quello che ti sta a cuore. Ma vedrai che, un po’ alla volta, la preghiera ti farà capire che cosa sta a cuore a Dio e insegnerà al tuo cuore a battere come il suo, a vedere i germogli della sua presenza anche dove sembra impossibile e a distinguere le seduzioni ingannevoli dalla parola che dura per sempre.
C'è una preghiera particolare che questo tempo d’avvento ci consegna. E’ l’invocazione aramaica Maranathà già adottata dai primi cristiani: Vieni, Signore. Forse possiamo ripeterla anche noi, imparando a far conto di tale venuta e a riprogrammare con essa la nostra vita e quella del mondo.

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