domenica 21 agosto 2011

Omelia 21 agosto 2011

Ventunesima domenica del Tempo Ordinario

La gente chi dice che sia il Figlio dell’uomo? Ma voi, chi dite che io sia? Queste due domande si incrociavano dentro di me martedì scorso quando ho percorso a Gerusalemme l’antica Via dolorosa che ancor oggi accompagna i pellegrini dal luogo della flagellazione di Gesù al Calvario ora racchiuso nella Basilica del S. Sepolcro. Mentre salivamo meditando le stazioni della Via crucis non si poteva sfuggire allo sconcerto generato dallo scarto tra l’intensità del momento spirituale e la confusione che ci girava intorno. Il suk arabo che offriva i suoi prodotti, il canto del muezzin dagli altoparlanti, un fotografo pazzo che sparava raffiche di scatti sulla nostra salita reggendo con una mano la macchina e con l’altra il cellulare. Che dice la gente di Gesù? Proprio la sua terra, nella quale i cristiani rappresentano solamente il 2% della popolazione, dice che può essere un fastidio o un elemento folcloristico, o un buon affare.

1.    Non è diverso in fondo da quello che viviamo anche in Europa in questo momento storico segnato da una certa indifferenza e insofferenza rispetto al cristianesimo. Lo abbiamo visto sullo sfondo di quegli indignados che contestano la visita del papa a Madrid in occasione della GMG. Non c’è solo una questione economica a indignarli, ma anche una riserva in ambito religioso, dato che in alcuni cartelli apparivano slogan del tipo: Chiudere il vaticano, Guantanamo dei cervelli. Bisognerebbe capire se l’intelligenza te la spegne il vaticano o una certa cultura laicista che avendo chiuso le porte all’esperienza religiosa ne dichiara l’inconsistenza e l’inesistenza. Cosa ci fanno tanti giovani a Madrid? «Molti di loro – ha risposto il papa -vedono la superficialità, il consumismo e l’edonismo imperanti, tanta banalizzazione nel vivere la sessualità, tanta mancanza di solidarietà, tanta corruzione. E sanno che senza Dio sarebbe arduo affrontare queste sfide ed essere veramente felici». Che dice la gente? È importante la prima domanda di Gesù. Può farci prendere contatto con l’ostilità di qualcuno, ma può farci capire che nel cuore di molti – come sempre ricordava il papa- c’è la voce di Dio che li spinge a cercarlo più assiduamente.

2.    Ma dopo la prima ricognizione, Gesù incalza con la seconda domanda: Ma voi, chi dite che io sia? L’interrogativo è introdotto da una congiunzione che segna una certa distanza: ma voi. Un ma che allude a un rapporto con Gesù nel quale si sviluppa una diversa conoscenza, quella di Pietro: Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente. E Gesù: Beato te Simone perché non la carne e il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. Pietro è partecipe di un modo nuovo di vedere Gesù che gli è suggerito non da laboriose elucubrazione, né dalle idee in voga ma da una intuizione interiore che ha per artefice Dio stesso. Noi impieghiamo tante energie per rendere ragione della fede e ci pare che le ragioni di chi non crede siano più forti delle nostre. Ma chi ha detto che il criterio di verifica di ciò che è vero sia sempre la pretesa di documentare tutto? Il viaggio in Terra Santa è affascinante per il rapporto bibbia-archeologia. Ma dove si rivela la vera conoscenza: nelle pietre di Gerico, più antica città del mondo, o una donna anziana che entra a fatica con te nel S. Sepolcro e scoppia in pianto? Ma voi, chi dite che io sia? A Dio si accede per mezzo di Dio, se gli dai fiducia, se credi a quelle intuizioni a volte semplici che cominci a vedere quando rinunci alle tue pretese e cominci a considerare plausibile anche quello che non sembrerebbe tale.

3.    Ma non è in gioco solo l’identità di Gesù. Da quell’intuizione sorprendente segue la percezione di una nuova identità anche per Pietro: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa. Parole che alludono a Pietro e ai suoi successori. Parole che però riguardano ogni credente perché quando nella fede dici un “tu sei” a Gesù, anch’egli ti restituisce un “tu sei” che ti manifesta la tua novità. Tu sei Cristo. E tu chi sei? Nel Monzese è stato ucciso un ragazzo, durante una lite e la sua mamma - annotano le cronache - nel pianto e nello sgomento del giorno dopo, rivolgeva il pensiero al ragazzo “assassino”. «Piango anche per lui, chissà come si sente». E al momento del funerale: «Voglio fare arrivare un abbraccio al ragazzo che mi ha tolto il figlio e alla sua famiglia, in attesa di un incontro. Perché deve vincere il bene». A Torino, invece, il gioielliere che ha sparato a un rapinatore, uccidendolo, di fronte a quanti gli mostravano “solidarietà” per il “coraggio” avuto, con la testa tra le mani ha detto: «Sto male. Mi hanno detto che era sposato e che aveva due bambini. Non posso accettare l'idea che non rivedranno mai più il loro papà perché l'ho ucciso io». Se hai conosciuto Gesù ciò che sembra normale non lo è più: scopri una nuova identità che ridisegna la tua vita in maniera diversa.

Ma voi, chi dite che io sia? “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, dice lo slogan della GMG. Comprendiamo che non è solo questione di memoria da custodire, ma di umanità da interpretare. Quella che ha vissuto quel tale di nome Gesù e quella che siamo chiamati a vivere in lui e con lui.

1 commento:

  1. grazie don Gerardo! questo commento mette in evidenza che il Vangelo c'entra con la vita reale, e non è una cosa separata da essa, come molti credono (o vorrebbero).
    è un blog nuovo nuovo questo? la invito a visitare il mio (anch'esso nuovo, di pochi mesi)! il mio blog è tesoroinvasidicreta.blogspot.com
    cari saluti.
    serena

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