domenica 7 agosto 2011

Omelia 7 agosto 2011

Diciannovesima domenica del T. O.

«Eravamo trecento. Ma un centinaio, soprattutto donne, non ce l’ha fatta e gli uomini sono stati costretti a buttare in acqua i loro corpi». Sono le parole drammatiche dei sopravissuti all’ennesima tragedia del mare che è approdata a Lampedusa in questa settimana. E di fronte a questi fatti siamo sconcertati. Ci viene da chiederci dove fossero i soccorsi, specie se qualcuno ha fatto finta di non vedere e di non sentire e ci viene da chiederci dove fosse Dio, dato che lui ci vede e ci sente benissimo.
La vicenda di Elia è emblematica. Il profeta sta fuggendo da Gezabele, moglie straniera e idolatra del Re Acab, che aveva importato in Israele i culti pagani cananei. Elia aveva fatto uccidere tutti i profeti di Baal e Gezabele insegue il profeta per metterlo a morte. E in quella fuga disperata tra deserto, monti e dirupi, Elia cerca Dio: dov’è andato a finire in quel momento drammatico in cui ha bisogno di lui? Ed ecco ci sono dei segni nei quali Dio potrebbe rivelarsi: il vento, il terremoto e il fuoco. Elia cerca un Dio potente, in grado di farsi chiaramente percepire, capace di sbaragliare il nemico e di affermare in maniera energica il suo dominio. Ma in ciascuna di queste esperienze ecco la constatazione: il Signore non c’era. Finché Elia percepisce una brezza leggera e in quell’alito di vento riconosce la presenza di Dio. Dio sta insegnando al profeta un’altra modalità per poterlo riconoscere: Dio è presente anche quando ti pare di non vederlo, anche quando i modi con cui si presenta non sono quelli che ti aspetteresti. Così anche nella vita cristiana: Gesù risorto è presente ma non come vorresti tu. Viene come un’ombra sul mare tumultuoso della vita e aspetta che ti accorga di lui. Vediamo quello che succede seguendo il vangelo di oggi. Anche Pietro e i suoi amici infatti fanno una certa fatica a riconoscere Gesù.

1.    Anzitutto il contesto. È quello di un mare agitato e di un vento contrario. Finché si mangiano i pani della moltiplicazione è semplice riconoscere il Signore. Ora sembra un estraneo, un fantasma. È quello che ci capita: quando siamo a messa, di solito non ci poniamo troppi problemi e possiamo pensare che quel momento ci faccia bene. Ma nella vita è un’altra cosa, specie se essa ci riserva momenti dolorosi come la morte improvvisa di un quarantenne nel pieno della sua vitalità professionale, sportiva e familiare. E' quello che viviamo questi giorni a Treviso. Dov’è Dio? Ci sembra impossibile che possa rivelarsi in una simile circostanza. Eppure lui è già là. Non toglie il pericolo dalla nostra vita, ma nel pericolo ci invita a fare un po' di conti: di chi ti fidi? Dove riponi la tua sicurezza? La nostra vita sarà sempre segnata dalla fragilità e dalle forze della morte. Esse appartengono ad una creazione che ancora attende la liberazione dal male. Ma quella liberazione sarà possibile solo se vi partecipi con Gesù, se ti fidi di lui e accogli il suo invito: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Senza di lui restano i fantasmi.

2.    Pietro però non è del tutto convinto e chiede: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». In questa affermazione c’è qualcosa di bello: andare verso Gesù. Ma c’è anche una condizione che viene posta: sulle acque. Gesù tuttavia accetta la richiesta: «Vieni». Come se Gesù volesse dire al discepolo: “Prova. Se ti fidi di me cammini anche dove sembra impossibile”. C’è un cortometraggio che ha avuto un sacco di visualizzazioni su internet: Il circo della farfalla. È la storia di un uomo che lavora in un circo e riesce a tuffarsi nel classico barile d’acqua lanciandosi da un’altezza incredibile. Niente di strano se non che l’acrobata è un tronco d'uomo, senza braccia – solo qualche centimetro d'omero sporgente – e senza gambe, con due «piedini» focomelici per reggersi e spostarsi come può. Ebbene quell’uomo è interpretato da Nick Vujicic un giovane australiano di 29 anni che nonostante la menomazione fisica testimonia una fede incrollabile e ripete ai tantissimi giovani e malati che incontra: tutto posso in colui che mi dà forza. Se ti fidi di Gesù a volte puoi camminare sulle acque. Puoi rischiare un equilibrio anche quando sembra impossibile.

3.    Ad un certo punto però Pietro è in difficoltà. È preoccupato di quel vento che soffia, sta affondando e ritorna la paura. «Signore, salvami!». Gesù lo afferra e lo interroga: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Come dire: attenzione a non lasciarti prendere dall’entusiasmo: la fede domanda tenacia, resistenza, pazienza. In questi giorni mentre sui giornali locali vi è una certa insistenza sul diritto di morire, mi facevano pensare le parole di una catechista vicina a Castelfranco che da parecchi mesi sta assistendo il papà in uno stato vegetativo. “Facciamo così perché gli vogliamo bene”. E quel bene si trasforma nel gesto di Gesù che afferra e ti afferra. Afferra il padre malato, restituendogli dignità, afferra i suoi congiunti che non si lasciano trasportare dalle ondate emotive e hanno il coraggio di rischiare il vento contrario delle opinioni prevalenti.
Dov’è Dio? Dio ha rinunciato allo show e al gioco di prestigio. Si rivela tra le luci e le ombre, per restituirci il gusto della ricerca e perché alla sua mano tesa possa corrispondere anche la nostra. Fiduciosa e consapevole.

Se volete vedere il film:

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