domenica 8 novembre 2020

Omelia 8 novembre 2020

 

Trentaduesima domenica del T. O.

È interessante quello che succede in un motore di ricerca se digiti la parola luce. Ti arriva una videata di offerte convenienti da parte dei gestori dell’energia elettrica per risparmiare sulla bolletta. La luce è messa in relazione a un servizio, è monetizzata, è oggetto di confronti commerciali. Invece la luce è l’anelito dell’esistenza, la parabola delle nostre attese, della capacità di vedere, di riconoscere, di incontrare. Bene lo sanno le ragazze di cui ci parla il vangelo di oggi, che affrontano la notte con quella lampada in mano, pronte a scrutare l’orizzonte mentre qualcuno sta per arrivare.

Lo sposo. Nell’ambiente palestinese lo sposo andava a prendere la sposa e le damigelle, amiche della sposa, gli correvano incontro per accompagnarlo al luogo dell’appuntamento. Gesù recupera questa vicenda e ne fa un originale racconto con lo sposo che tarda e le ragazze che si addormentano. Siamo noi: noi in attesa con le lampade in mano, in questo tempo di oscurità e noi sopraffatti dalla stanchezza e dal sonno di chi a volte non regge gli impegni, l’incertezza, il susseguirsi di notizie che, se da un lato vorrebbero rassicurarci, dall’altro generano nuove paure. Il letto o il divano diventano una zona di rifugio dove a volte chiudi col mondo e con le tue responsabilità. Cosa vuole dirci il Signore? 

1.    Anzitutto è interessante la presenza di questa ragazze che annunciano e accompagnano l’incontro dello sposo e della sposa. Un invito ad attendere Dio, a favorire il suo incontro con gli uomini, ad anticipare le sue nozze regalando un frammento di luce mentre sta arrivando. Penso al percorso fidanzati che oggi inizia. È una luce sulle strade di Dio, su quel matrimonio che ha in mente lui. E perché anche tu te ne convinca, ti corrono incontro degli animatori, una comunità cristiana, forse il tuo stesso partner, magari per uscire dalle acque basse di una convivenza che sembra rassicurante ma che spesso impedisce il viaggio. Penso anche al cammino di fede di un ragazzo: la lampada è quella dei suoi genitori che lo accompagnano, che gli indicano le ragioni per cui lo hanno battezzato. Quel giorno non a caso hanno ricevuto una candela accesa: fiamma che sempre dovete alimentare. Penso anche alla tante occasioni in cui la vita ci affida la possibilità di portare qualcuno alle nozze di Dio, con una parola, un atteggiamento, un consiglio. Dio non agisce in maniera miracolistica: arriva presso gli uomini attraverso altri uomini che lo accompagnano e gli rischiarano la strada.

2.    Altro aspetto importante è la generale sonnolenza delle ragazze e quel grido che le sveglia. Si assopirono tutte e si addormentarono. Nella vita tutti siamo sopraffatti dalla stanchezza. Ed è spesso la stanchezza dei ritardi. Poiché lo sposo tardava Quali ritardi ci addormentano? Alcuni ritardi avvengono per colpa nostra, quando non prendiamo in mano la vita, le scelte, le responsabilità. Sei in ritardo nell’affrontare alcuni capitoli della relazione di coppia e il tuo matrimonio si addormenta, sei in ritardo con i tuoi figli e la tua autorevolezza si addormenta . Alcuni ritardi sono anche di questo nostro mondo, di chi ci governa, di chi è preoccupato più del bonus biciclette che dell’effettivo inserimento e sostegno dei ragazzi disabili a scuola, delle marginalità che questo tempo produce. Ebbene, questo sonno è interrotto da un grido: Ecco lo sposo. In questo tempo mentre qualcuno si addormenta, abbiamo bisogno anche di chi gridi, di chi faccia comprendere che arrivano non solo il DPCM ma le ragioni di Dio, le sue iniziative, il suo modo di intendere la vita. Quando un ragazzo si toglie la vita gettandosi da un cavalcavia, quando un altro annuncia in un post la fatica di vivere non si può continuare a dormire. È importante gridare un’esistenza diversa, la sapienza di chi si alza di buon mattino, con la luce chiara, una sapienza che non metta a tema solo le nostre ragioni, i nostri interessi, ma il bene comune e quello che Dio sogna per l’umanità.

3.    Infine questa parabola ci insegna la necessità di mettere da parte delle scorte luminose. Che hanno due caratteristiche. La prima è quella dei piccoli vasi. La seconda è quella che le puoi mettere via solo tu. Piccoli vasi, vuol dire che per rischiarare la vita non ti serve il faro di Alessandria, ma piccole riserve combustibili che porti con te. Credo siano i piccoli frammenti d’amore, di verità, di vita secondo il vangelo che alla fine ti permetteranno di riconoscere il Signore proprio per gli anticipi che lui stesso ti aveva dato. Come diceva d. Milani ai suoi ragazzi: Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non stia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto al suo conto. I piccoli vasi d’amore rendono visibile l’amore di Dio, perché alimentano la stessa fiamma. E questo è olio tuo e solo tuo, non lo puoi cedere ad altri. Non vi conosco non è una minaccia, ma l’amara constatazione di fronte a chi non ha fatto scorta d’amore, di verità, di giustizia, di tutto ciò che ti rende riconoscibile agli occhi di Dio. L'olio è la tua vita e come te la sei giocata, il bene che hai voluto, magari incerto o frammentato, ma che qualche vasetto lo ha riempito, permettendo allo sposo di riconoscerti e di accoglierti in casa.

 

 

 

2 commenti:

  1. Questa omelia è olio prezioso per la lampada del cuore. Grazie don!

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