domenica 11 novembre 2018

Omelia 11 novembre 2018


Trentaduesima domenica del T.O.

In questo tempo di fake news, anche noi rischiamo di diventare un po’ fake. Un po’ perché viviamo in un mondo di predatori e ci nascondiamo, un po’ perché, al contrario, abbiamo bisogno di affermazione e visibilità e non esistiamo a interpretare ruoli e identità pret-à-porter che, abilmente giocati, ottengono i like che ci servono. 

Oggi Gesù ci insegna ad essere veri, a ritrovare la nostra verità, a sconfiggere la dominazione del fake che talora regna sulla nostra vita. Come si diventa veri?

1.    Siamo nel tempio di Gerusalemme e Gesù con i suoi discepoli assiste ad una sfilata. Personaggi importanti del mondo religioso di allora che passeggiano su e giù, con preziosi vestiti, che si intrattengono tra di loro, che amano essere guardati con rispetto e ossequiati dalla gente, che cercano di partecipare ai banchetti più in vista. Sembra una foto scattata ai nostri giorni nel gran ballo della visibilità. Pensate ad una professione che sta attirando anche i nostri ragazzi: il blogger, dove tu cerchi uno spazio per raccontare attraverso i social un particolare aspetto della società e ti intrufoli ovunque per esserci finché quando acquisti un po’ di notorietà sarà la gente stessa a invitarti o ad accoglierti con gratitudine perché sa che attraverso di te i tuoi vestiti, la tua cucina, i tuoi eventi otterranno celebrità. Così un’azienda di moda ti dà i suoi capi di abbigliamento e tu diventi un influencer indossandoli, riprendendoti e postando in rete quella che attraverso di te può diventare una tendenza. Ai tempi di Gesù la visibilità era cercata a livello religioso: oggi ci sono altre divinità, il denaro, il successo che ti spingono a interpretare nuove liturgie. Dice Gesù: Guardatevi da tutto questo. Perché? Perché c’è il rischio di smarrire la tua verità. Lunghe vesti che coprono ciò che siamo e ci fanno dimenticare la nostra bellezza e la nostra dignità. Ce ne siamo resi conto venerdì sera con lo spettacolo di Guido Marangoni. Un papà che ci ha aiutato a cogliere il valore delle persone prima delle loro abilità o disabilità, il valore di sua figlia Anna che gli ha cambiato la vita. Occhio ai vestiti che indossi: possono essere travestimenti. 

2.    Al tempio però c’è anche un’altra liturgia. Quella delle offerte. Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Interessante il sistema di raccolta: nel tempio c’era un posto chiamato gazofilacio in cui c’erano tredici cassette di bronzo per versare offerte per varie destinazioni. I sacerdoti ricevevano l’offerta e ad alta voce proclamavano il nome dell’offerente e l’importo corrisposto. La tredicesima era quella che raccoglieva le offerte dei poveri, senza nessuna proclamazione. Una vedova furtivamente butta due soldi in quella cassetta. Avrebbe potuto fare a meno di farlo e tenersi i suoi soldi dato che apparteneva ad una fascia protetta, insieme all’orfano e al forestiero. Ma non rinuncia a quel gesto che le consente di essere una donna libera, di poter pensare che ci possa essere gente più povera di lei, di esprimere se stessa nella direzione della gratuità e del dono. Ecco la differenza: la vedova non è preoccupata del ritorno di immagine. Le sta a cuore essere se stessa fino in fondo e le sta a cuore la sorte dell’altro, tanto da rinunciare a qualcosa di essenziale. Nei tuoi gesti di generosità, ricordati di mettere te stesso, non la tua immagine. Metti un po’ di cuore, di verità. E ricorda che quel gesto non serve solo all’altro che aiuti: serve a te, per rimanere uomo, per rimanere vero.  

3.    Ma nel gesto della vedova c’è un altro aspetto importante: la totalità. Mentre i ricchi notabili hanno dato il loro superfluo, lei ha dato tutto, tutto quello che le serviva per vivere. Ecco quello che vuole dirci Gesù: se vuoi essere vero, non giocarti a metà, gioca tutta la tua vita. Due fatti: quel carabiniere (Emanuele Reali) che insegue un ladro a Caserta e finisce travolto da un treno mentre stava attraversando i binari. In servizio, senza risparmio. E un’indagine curata tra i ragazzi delle scuole superiori, nessuno dei quali sembra più disposto a fere il rappresentante di classe perché tanto non serve a niente, perché chi me lo fa fare? È la fotografia di chi gioca tutto e di chi è sempre in riserva di disponibilità, forse non solo tra i ragazzi, ma anche tra gli adulti nelle scelte importanti della vita dove ci riserviamo spesso zone franche e vie d’uscita, ma anche nelle più semplici delle partecipazioni: nel volontariato, in parrocchia, nella condivisione di un progetto. Dove sta la verità di te? Quando di giochi tutto: allora si vede chi sei; le fake continueranno a circolare, ma tu sarai una news diversa, forse meno frequente, forse un po’ più evangelica.

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