Maria
De Lazzari in Pauletto (21
nov. 2017)
Ct 2, 8ss – Mt 7, 24- 29
Chi ascolta la mia parola e la mette in
pratica, è come l’uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Queste
parole del vangelo, in questo momento, sono rivolte anzitutto a noi. Perché
quando ci confrontiamo con l’esperienza della morte, sentiamo che le nostre
certezze vacillano, i nostri sistemi di vita divengono traballanti e la casa che
abitiamo improvvisamente ci appare meno sicura.
Se
poi ad andarsene è una persona ancora giovane, una donna importante non solo
per la sua famiglia, ma per molta gente che in lei trovava accoglienza,
attenzione e sostegno, l’inquietudine, insieme alle nostre domande, si fa
ancora più viva. Ma forse è proprio qui che la vita o più probabilmente il
Signore ci danno appuntamento, perché se non ci arriva qualche scossone più
deciso noi non ci fermiamo: la velocità ci travolge, evitiamo le domande, il
confronto, la profondità e assomigliamo molto all’uomo che costruisce sulla
sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i
fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la
sua rovina fu grande.
Quante
volte Maria con i ragazzi dei corsi matrimoniali ha commentato questa immagine,
mettendoli in guardia da una vita inconsistente e approssimativa. E oggi fa la
stessa cosa con noi perché impariamo a dare spessore all’esistenza, a
giocarcela bene, anche quando gli eventi ci sorprendono in maniera oscura e
inquietante. Noi possiamo essere più forti degli eventi, grazie a qualcuno che
ci sorregge. Maria aveva affidato la sua vita al Signore: il vangelo la
accompagnava ed è questa la roccia che oggi indica anche a noi.
1. Roccia
per Maria era l’esperienza coniugale e famigliare. Quando una diviene mamma e
poi nonna, a volte si dimentica di essere anche una moglie. Maria invece continuava
ad essere la sposa di Antonio e mi colpiva molto l’intimità che entrambi
riuscivano a vivere anche in questi ultimi drammatici giorni. Sembrava che i ti amo, reciproca-mente sussurrati
all’orecchio, contassero più della chemio. Su una cartellina in cui custodiva i
ricordi, Maria aveva conservato il libretto del suo venticinquesimo
anniversario e vi aveva raccolto anche il testo di una canzone di Morandi: Ma poi arrivi tu e scegli me, sorridi e
vanno via le nuvole perché mai niente è impossibile in questo viaggio con te. La
bibbia non dice nulla di diverso: Mettimi
come sigillo sul tuo cuore, perché forte come la morte è l’amore, le grandi
acque non possono spegnerlo, né i fiumi travolgerlo. E questa bella
esperienza d’amore faceva bene anche ai tanti fidanzati che Maria e Antonio
accompagnavano nei percorsi di prepa-razione al matrimonio. Qualche tempo fa le
avevo chiesto se avesse voluto sospendere l’itinerario che attualmente stava
facendo con un gruppo di loro. E lei aveva detto che quella esperienza era
importante, la stava sostenendo nella sua malattia e forse arricchiva anche i
suoi ragazzi. Proprio vero: più forte
della morte è l’amore.
2. Ma
roccia per Maria era anche il suo lavoro alla Scuola materna. Lo aveva iniziato
una ventina d’anni fa quando aveva sospeso la precedente occupazione perché
avvertiva l’esigenza di stare un po’ di più con i suoi figli. Ma le rimaneva
del tempo e per questo aveva iniziato a darci una mano in parrocchia e nella
Scuola, prima nel volontariato, poi trovando un impiego vero e proprio, in cui
metteva non solo competenza, ma anche passione, relazioni buone, cordialità.
Faceva fatica a dire di no e, se
rimaneva ancora qualcosa da fare, sapevi di poter contare su di lei. Maria
aveva un’impostazione rigorosa dal punto di vista contabile, com’era retta e
precisa anche nella vita, ma nella partita doppia che quotidianamente
aggiornava, sapeva inserire una voce che oggi a volte sembra passata di moda:
gratuità. È una voce che va oltre i bilanci terreni e che ha a che fare con la
remunerazione divina. Quando ci spendiamo per gli altri, per i piccoli e i
poveri in particolare, non si riempiono le tasche terrene, ma le casseforti del
paradiso. E il paradiso non è solo quello che ci verrà incontro nell’ora della
morte, ma anche quello che, con nostra stessa sorpresa, si realizza sulla
terra. Il paradiso Maria lo riconosceva tra i bambini della scuola e quel
paradiso è sceso tra noi anche per un po’ di merito suo. Quando ti spendi per
gli altri la tua vita trova nuova stabilità e nuovo futuro.
3. E
infine la pagina più impegnativa. Perché quando le cose vanno bene, la nostra
casa più o meno sta in piedi. Ma quando arriva la bufera rischiamo di esserne
travolti. Maria ad un certo punto ha iniziato a fare i conti con una malattia
che subito sembrava gestibile, ma che dal mese scorso ha rivelato un’inattesa aggressività.
E Maria ha lottato tanto: «Sono una
guerriera, io». E spesso aggiungeva nei messaggi l’iconetta del braccio
muscoloso. Lottava contro la sfiducia, lo scoramento e metteva tutto nelle
braccia di Dio. «La guerriera – mi
scriveva nel febbraio scorso - va a
rapporto dal Capo tutte le mattine. D’ora in avanti allargherò il giro e
passerò anche dalla sua Mamma». «Pezo dee to suore», scherzavo io. E lei: «Te poi dirlo». Negli ultimi giorni
rileggeva la sua vicenda e, nonostante le fatiche e la consapevolezza che non
sarebbe durata a lungo, non cessava di ringraziare il Signore per i suoi cari
che le erano accanto, per gli atteggiamenti che vedeva in loro. Ed era grata per
le suore e i bambini che pregavano per lei e le tante persone che le volevano
bene. L’oncologa aveva detto che le cure in atto avrebbero causato situazioni
alterne: una discesa e una risalita. E Maria ogni tanto chiedeva ad Antonio: «Semo drio ndar zo o semo drio ndar su?».
Antonio cercava di rassicurarla, finché poco prima di andarsene, l’ha detto per
l’ultima volta: «Semo drio ndar su, vero?».
E si capiva che quel su non
corrispondeva più a un’evoluzione clinica, ma al Paradiso che ormai era vicino.
Io credo che questo sia il messaggio più bello che Maria ci lascia: «Semo drio ndar su». Che queste parole
ci riconsegnino alla verità della vita ma ci regalino anche la speranza che la
nostra vita, nelle mani di Dio, non rimane prigioniera dell’oscurità e della
morte ma si apre alla speranza e all’eterno. «Semo drio ndar su». Non dimentichiamocelo mai e grazie a Maria che
ce l’ha ricordato.
Ho letto con grande commozione questa omelia ,l'ho sentita intrisa di lacrime ma illuminata dall'Amore e sostenuta dalla fede .Che Dio accolga l'Anima di questa donna forte Ripagandola per l'Amore che ha donato in vita ! Riposa in pace .Condoglianze alla famiglia .
RispondiEliminaHo letto con grande commozione questa omelia ,l'ho sentita intrisa di lacrime ma illuminata dall'Amore e sostenuta dalla fede .Che Dio accolga l'Anima di questa donna forte Ripagandola per l'Amore che ha donato in vita ! Riposa in pace .Condoglianze alla famiglia .
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