domenica 3 dicembre 2017

Omelia 3 dicembre 2017


Prima domenica di Avvento

Abbiamo assistito nei giorni scorsi a Como all’irruzione di un gruppo di giovani skineads nella sede di un’associazione che si occupa di migranti, per leggere un comunicato farneticante contro l’accoglienza. Parole piene di boria e di retorica sulle quali anche il portavoce neofascista sembrava incespicare. Una scena grottesca e patetica , dove i volontari di Como senza frontiere, più che con paura, guardavano con smarrimento e pietà quelli che potevano essere loro figli e nipoti, mentre recitavano una parte di cui neanch’essi sembravano persuasi.

Di fronte a questi fatti, tuttavia, non si può essere indifferenti: la storia ci insegna che spesso le più sinistre ideologie, anche se arrivano da ...destra, hanno preso forma da segnali trascurati, da movimenti marginali e sotterranei che poi si sono trasformati in un fiume in piena.

Ecco allora l’invito che l’avvento ci rivolge. Vegliate. Un imperativo che nel vangelo di oggi risuona per tre volte. Attento a non addormentarti, perché c’è il rischio di perdere l’appunta-mento con Dio e l’appuntamento con la vita.

Che significa vegliare?

1.    È come un uomo che è partito lasciando la sua casa ai servi. Vegliare significa custodire una casa che ci è affidata. Ma bisogna fare attenzione perché non è detto che il nemico venga da fuori. Il nemico può essere anche dentro di noi. Gli skineads credono che i nemici siano gli immigrati, che la casa sia travolta dal loro arrivo. Invece il nemico più grande è annidato nel loro cuore e porta il nome della paura, della presunzione, della cattiveria, dell’egoismo. Chi è che vuole usurpare casa tua? Noi tutti siamo avvizziti come foglie diceva il profeta Isaia. Che cosa ci avvizzisce? L’assenza di Dio, la sensazione di poter fare anche senza. Mi ha colpito e un po’ rattristato la scarsa partecipazione all’incontro sull’educazione religiosa dei bambini. Qualcuno ha detto che l’ora era infelice. Ma lo scorso anno, stessa ora e stesso relatore registravano il pienone. Quando parli di abilità, di competenze, di metodo di studio si crea subito molto interesse. Quando si parla di Dio, la questione sembra facoltativa. A volte però c’è bisogno di aprire il cielo e non solo i libri di scuola. E le domande vere non sono i quiz dell’Eredità. Se tu squarciassi i cieli e scendessi.

2.    A ciascuno il suo compito. Vegliare vuol dire assumere una personale responsabilità. A ciascuno la propria. Ora, mi pare che ci sia uno sconfinamento di competenze dove ognuno fa il mestiere dell’altro. E lo si fa con una sicumera e una carica di presunzione che non ammettono repliche. Oggi frequentiamo spesso la facoltà di internettologia che rilascia lauree veloci in tutti i campi. Ha ragione quel medico che ha scritto in sala d’attesa: Coloro che si sono già diagnosticati da soli tramite Google, ma desiderano un secondo parere, per cortesia controllino su yahoo. E dove non c’è internet c’è whatsapp e il gruppo mamme dove le insegnanti si trasformano in mostri, si ingenerano faide, si crea divisione non solo tra il corpo docente, ma anche tra genitori e i ragazzi a scuola. È giusto essere consapevoli di quello che avviene a scuola; magari non sempre un insegnante agisce o reagisce nel migliore dei modi. Ma prova a valutare gli interventi e l'opportunità di una gradualità. Prima provo a vedere se sia attendibile quello che mi racconta mio figlio, poi parlo con il docente interessato, poi mi recherò dal preside. E sempre nel rispetto reciproco. Perché altrimenti siamo come i naziskin che se ne vanno dicendo: Nessun rispetto per voi. A ciascuno il suo compito. Di genitore, di insegnante, di allenatore, di catechista. Veglia sul tuo operato e non solo su quello degli altri.

3.    Infine i turni della veglia. Nel mondo ebraico erano quattro: la sera, mezzanotte, al canto del gallo, al mattino. Le prime due veglie sono fatte di resistenza, le seconde due, mentre sorge il sole, sono fatte di speranza. Ecco una bella ricetta per la vita: resistenza e speranza. Domenica scorsa in un supermercato bolognese la gente si è messa in coda per due ore per mangiare una fetta di torta per il compleanno del centro commerciale. C’è qualche speranza migliore per sostenere la nostra resistenza? Se la resistenza fosse un po’ di assistenza in ospedale? O fosse pensare che il proprio matrimonio possa essere migliore di ogni altra compagnia o solitudine? Vegliare vuol dire attraversare qualche volta anche la notte, sapendo che la nostra speranza è abitata da Dio. L’avvento che inizia ci aiuti a ricordarlo, a liberarci dal torpore, ad accogliere ancora una volta l’iniziativa di Dio.




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