lunedì 15 febbraio 2016

Omelia 14 febbraio 2016


Prima domenica di Quaresima

Tre ragazzine arrivate l’altra sera nel campo di Dikwa in Nigeria. Indossano un carico esplosivo con loro l’ordine di farsi esplodere e di seminare morte, a cominciare dalla loro. Devono solo azionare un meccanismo, tirare una leva. All’alba due di loro si mettono in fila tra la gente affamata che aspettava di mangiare. E poco dopo un terribile boato e sessanta corpi a pezzi tra le pentole della disperazione. Ma la terza ragazza ci ripensa. Prima cerca di convincere le due compagne, poi mette a terra il giubbotto mortale e corre a dare l’allarme. Non ce la fa. Ma il suo gesto fa in modo che la strage abbia misure meno gravi di quello che Boko Haram aveva previsto. «Tra quella gente, dirà poi la ragazza, poteva esserci mio padre». Ecco, la tentazione è tutta qui. La possibilità di schiacciare un bottone o di fare a meno, di scegliere strade di vita o di morte, di operare una distinzione tra ciò che sembra vincere e ciò che appare troppo rischioso per essere fatto.

Noi non indossiamo il giubbotto esplosivo, ma la tentazione ci appartiene ugualmente e qualche volta ne siamo travolti, come le ragazze che si sono lasciate esplodere. Il vangelo di oggi ci assicura che Gesù conosce bene queste alternative che la vita ci riserva: le ha provate e ci insegna a vincerle.

1.    Anzitutto c’è un deserto. Il deserto non è un ambiente ospitale: fa caldo di giorno e freddo di notte, ci sono insidie, pericoli, si patisce fame e sete. Ma il deserto nella bibbia è anche il luogo delle grandi trasformazioni, del cammino, della purificazione del cuore. La tentazione dunque può perderci e ritrovarci, può decretare il nostro fallimento, ma anche la possibilità di essere autenticamente noi stessi, così come Dio ci ha pensati. Dunque, quando nella vita sopraggiunge un po’ di deserto, di aridità, forse non è del tutto negativo. È la possibilità che Dio ti dà per ritrovare un progetto, per uscire dalle abitudini che non parlano più, per iniziare un cammino di libertà, proprio come Israele che esce dall’Egitto. Non a caso nel vangelo di oggi si parla dello Spirito che conduce Gesù nel deserto. Pensate all’aridità della preghiera: non ho più voglia, non mi dice niente… Forse perché a Dio non va bene che preghi come un registratore e neppure che ti limiti a farlo quando hai bisogno. Prova a diversificare il tuo incontro con il Signore, ad accompagnarlo con un brano del vangelo. Aridità in famiglia: forse c’è qualcosa che davi per scontato e che chiede invece nuova consapevolezza. Pensate a quel particolare deserto che talvolta si diffonde nella coppia quando sopraggiunge un figlio. Ci si concentra sul ruolo di padre e di madre e si dimentica di essere sposi. E ci si allontana, qualche volta diventando insofferenti l’uno verso l’altra. Provate a riprendervi, non più come fidanzati che sognano i giochi dell’inizio, ma come adulti che investono ancora sulla loro scelta. Il deserto non è solo steppa: apre orizzonti di libertà e di novità.

2.    Poi ci sono tre tentazioni. È un modo per dire che esse possono incontrarci su tre direzioni: il rapporto con le cose, con gli altri, con Dio. Con le cose: il pane, la pancia piena, le attese immediate. Quando hai soddisfatto i tuoi bisogni sei a posto. È la tentazione della società dei consumi: più compri, più mangi, più possiedi e più sei felice. È una bugia, dice Gesù: l’uomo non è il suo stomaco; vive di parola, di mistero, di orizzonti. Poi gli altri. I regni del mondo: diventa un potente, domina, piega l’umanità ai tuoi voleri. Però per farlo devi piegarti a qualcun altro. E allora non sei più quel potente che pensavi perché qualche altro regna su di te. Quello a cui ti prostri. Quante polemiche sul voto di questi giorni sul decreto Cirinnà: voto palese, voto segreto… Sembra che il card. Bagnasco mentre chiede il voto segreto compia un’ingerenza verso la libertà parlamentare. Ma un voto palese è davvero libero o non è soggetto anch’esso a forme di pressione? Vedete che la questione non è segreto o palese ma essere se stessi, non svendere mai la propria coscienza né al partito, né a presunte modernità. E infine Dio. “Buttati giù: verrà a salvarti”. Piega Dio alla tua volontà. Tentazione subdola perché si nutre di qualche verità di Dio ma la travisa. Dio non è colui che ci salva? E allora mettilo alla prova! Vedrai che non rimarrà nulla di lui! Ma la salvezza di Dio non avviene imponendogli la nostra volontà bensì accogliendo la sua. E lui ci salva non prima del male, ma nel male stesso, dandoci la possibilità di vivere la sfida più grande, quella della fede. Non tentare il Signore tuo Dio. Non tentare di ridurne il mistero, di metterlo in scatola. Non tentare di assoggettarlo alle tue regole. 

3.    Infine nella tentazione c’è anche il diavolo. Il diavolo non è l’autore della tentazione ma la cavalca e non può mai sostituirsi all’uomo e alle sue decisioni. E tuttavia ama confondere, ingannare, suggerire alternative, tutto per separare l’uomo da Dio e dai suoi progetti. Pensate a quello che è successo a Nuoro dove una ragazzina di dodici anni per nove mesi è stata accusata dai coetanei di portare jella. Ne sono seguiti vari rituali di scaramanzia, episodi di esclusione, di derisione. Il gioco diabolico è quello di creare distanze, di dividerci gli uni dagli altri. Di dividerci da Dio. Si vince la tentazione percorrendo strade di unità. Quando questo non avviene stai già cadendo nella rete diabolica.




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