Terza domenica del Tempo Ordinario
Se
oggi si digita la parola "solidità" su un motore di ricerca, il
termine viene immediatamente associato al nome di una banca, segno che numerosi
utenti di Google fanno le loro indagini per verificare l'affidabilità del
proprio istituto di credito. Siamo preoccupati dei soldi, ma sarebbe importante
verificare anche l'attendibilità delle nostre informazioni, specie quelle che
postiamo o conosciamo sui social. Oggi abbiamo ascoltato l'inizio del vangelo
di Luca e l'evangelista scrivendo a un tale di nome Timoteo, molto
probabilmente un cristiano della sua comunità, intende rassicurarlo sulla
solidità degli insegnamenti ricevuti. Solidità in greco si dice aspháleia, termine che deriva dal verbo sphallomai che significa "scivolare". A-sphàleia vuol dire dunque: "che non
scivola". Il Vangelo è un insegnamento di cui ti puoi fidare. E non solo
perché Luca ha fatto, ricerche
accurate su ogni circostanza, consultando i testimoni oculari, ma anche perché ha
verificato la forza dell'insegnamento, la sua tenuta, la verità. E l'episodio
di Gesù che insegna nella sinagoga del suo villaggio ci dà modo di osservare la
solidità di quello che sta dicendo.
1.
La solidità
mette insieme l'antico e il nuovo.
Gesù inizia leggendo un rotolo della scrittura, come avveniva ogni sabato in
sinagoga. Il profeta Isaia, vissuto sette secoli prima. Ma alla fine dice: oggi si è adempiuta questa parola che voi avete udito. Gesù è una chiave interpretativa per l'oggi ma egli
raccoglie un progetto che parte da lontano. É una questione che oggi facciamo
fatica a capire perché oscilliamo spesso tra due estremi: o rimaniamo ancorati
al passato e i tempi ci sorpassano chiudendoci in un museo, o rimaniamo
soggiogati dall'idea del nuovo e dalla tentazione di liberarci da tutto quello
che ci sembra fuori corso. Pensate alle grandi questioni con cui oggi ci
confrontiamo: la vita, la famiglia, la sessualità. Ci pare che il cristianesimo
sia rimasto indietro o ci vogliono far pensare che il cristianesimo sia tale. E
allora ecco nuove alchimie che variamente combinano i partner,
spregiudicatamente cercano figli. Paladini di un diritto individuale
prigioniero delle voglie che sacrifica il diritto dell'altro e il diritto di
una comunità umana. "Ho diritto a un figlio!". E il diritto del
figlio? E il diritto delle donne a cui deleghi questo compito? È solo questione
di soldi? Ecco la parola che oggi si compie: famiglia. Custodiscila e non svenderla alle
mode.
2. La solidità è sempre a difesa
dell’uomo. Il discorso programmatico di Gesù non è un
ragionamento disancorato dalla storia. Esso parla di umanità, di oppressi, di
poveri, di prigionieri. E annuncia buone notizie, liberazione, giorni di
grazia. Mettiti dalla parte dell’uomo, sciogli le sue catene, promuovi la
dignità di ciascuno. Pensate a quella ragazzina di Pordenone che ha tentato di
togliersi la vita. “Adesso sarete
contenti”, aveva scritto a coetanei che molto probabilmente la escludevano.
Un insegnante nei giorni scorsi ha pubblicato una lettera in cui dice: «Quando la finirete di ridere, e di ridere
così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col
dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di
dividere il mondo in fighi e sfigati?». E ai genitori: «Quando la finirete di chiudere un occhio?
Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”? Quando la finirete di non
leggere neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto
personale? A dire la verità io aggiungerei anche qualcosa per gli
insegnanti: «Quando la finirete di pensare che la scuola sia tutto, quando
inizierete a stabilire contatti con le altre agenzie educative, a superare
quello sconsiderato laicismo che vi porta a dimenticare che un individuo cresce
non solo allenando i suoi neuroni, ma anche alimentando l’anima?». Perché non
c’è solo la cattiveria degli altri in gioco, ma la consistenza di se stessi, la
sinergia educativa e l’aiuto dato a un ragazzo a capire che la vita può essere
ugualmente vita, anche quando qualcuno non ti vuole. Le catene inique sono a
volte più ramificate di quel che si pensa.
3. E infine, la solidità non teme di
mostrarsi. Gli
occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Com’è
difficile reggere lo sguardo degli altri quando dobbiamo affermare qualcosa. Le
supposizioni, i commenti, i sorrisetti, le battute. Pensate alla fatica che
facciamo in questa nostra comunità ad esporci, anche semplicemente per leggere
in chiesa o prendere la parola in una riunione di genitori. Perché? Perché ci
sentiamo giudicati. E perché anche noi giudichiamo. Ed è meglio giudicare che
essere giudicati! E allora ci si nasconde, anche se poi si chiacchiera… Gesù
sta in piedi e non retrocede. La solidità è anche nel prendere posizione, nel
metterci la faccia. Vado a messa? Ci metto la faccia. Faccio l’animatore o vado
ai gruppi? Sono contento e te lo dimostro. C’è un’idea poco evangelica che
gira? Lo dico, anche se sono impopolare. Non aver paura di quello che sei, non
aver paura di dire la tua fede, perché non sei da solo in questo compito. Lo
Spirito sospinge e, forte della sua azione, anche tu puoi dire: Lo spirito del Signore è su di me.. mi ha
consacrato.. mi ha mandato.
Solidità.
Aspháleia.
Non scivolare sulla mediocrità: cammina sul terreno solido di Gesù e
ddiventa uomo come lui.
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