domenica 24 gennaio 2016

Omelia 24 gennaio 2016


Terza domenica del Tempo Ordinario

Se oggi si digita la parola "solidità" su un motore di ricerca, il termine viene immediatamente associato al nome di una banca, segno che numerosi utenti di Google fanno le loro indagini per verificare l'affidabilità del proprio istituto di credito. Siamo preoccupati dei soldi, ma sarebbe importante verificare anche l'attendibilità delle nostre informazioni, specie quelle che postiamo o conosciamo sui social. Oggi abbiamo ascoltato l'inizio del vangelo di Luca e l'evangelista scrivendo a un tale di nome Timoteo, molto probabilmente un cristiano della sua comunità, intende rassicurarlo sulla solidità degli insegnamenti ricevuti. Solidità in greco si dice aspháleia, termine che deriva dal verbo sphallomai che significa "scivolare". A-sphàleia vuol dire dunque: "che non scivola". Il Vangelo è un insegnamento di cui ti puoi fidare. E non solo perché Luca ha fatto, ricerche accurate su ogni circostanza, consultando i testimoni oculari, ma anche perché ha verificato la forza dell'insegnamento, la sua tenuta, la verità. E l'episodio di Gesù che insegna nella sinagoga del suo villaggio ci dà modo di osservare la solidità di quello che sta dicendo.

1.    La solidità mette insieme l'antico e il nuovo. Gesù inizia leggendo un rotolo della scrittura, come avveniva ogni sabato in sinagoga. Il profeta Isaia, vissuto sette secoli prima. Ma alla fine dice: oggi si è adempiuta questa parola che voi avete udito. Gesù è una chiave interpretativa per l'oggi ma egli raccoglie un progetto che parte da lontano. É una questione che oggi facciamo fatica a capire perché oscilliamo spesso tra due estremi: o rimaniamo ancorati al passato e i tempi ci sorpassano chiudendoci in un museo, o rimaniamo soggiogati dall'idea del nuovo e dalla tentazione di liberarci da tutto quello che ci sembra fuori corso. Pensate alle grandi questioni con cui oggi ci confrontiamo: la vita, la famiglia, la sessualità. Ci pare che il cristianesimo sia rimasto indietro o ci vogliono far pensare che il cristianesimo sia tale. E allora ecco nuove alchimie che variamente combinano i partner, spregiudicatamente cercano figli. Paladini di un diritto individuale prigioniero delle voglie che sacrifica il diritto dell'altro e il diritto di una comunità umana. "Ho diritto a un figlio!". E il diritto del figlio? E il diritto delle donne a cui deleghi questo compito? È solo questione di soldi? Ecco la parola che oggi si compie: famiglia. Custodiscila e non svenderla alle mode.

2.    La solidità è sempre a difesa dell’uomo. Il discorso programmatico di Gesù non è un ragionamento disancorato dalla storia. Esso parla di umanità, di oppressi, di poveri, di prigionieri. E annuncia buone notizie, liberazione, giorni di grazia. Mettiti dalla parte dell’uomo, sciogli le sue catene, promuovi la dignità di ciascuno. Pensate a quella ragazzina di Pordenone che ha tentato di togliersi la vita. “Adesso sarete contenti”, aveva scritto a coetanei che molto probabilmente la escludevano. Un insegnante nei giorni scorsi ha pubblicato una lettera in cui dice: «Quando la finirete di ridere, e di ridere così forte, quando passa la ragazza grassa, quando la finirete di indicare col dito il ragazzo “che ha il professore di sostegno”, quando la finirete di dividere il mondo in fighi e sfigati?». E ai genitori: «Quando la finirete di chiudere un occhio? Quando la finirete di dire “Ma sì, ragazzate”? Quando la finirete di non leggere neanche le note e le comunicazioni che scriviamo sul libretto personale? A dire la verità io aggiungerei anche qualcosa per gli insegnanti: «Quando la finirete di pensare che la scuola sia tutto, quando inizierete a stabilire contatti con le altre agenzie educative, a superare quello sconsiderato laicismo che vi porta a dimenticare che un individuo cresce non solo allenando i suoi neuroni, ma anche alimentando l’anima?». Perché non c’è solo la cattiveria degli altri in gioco, ma la consistenza di se stessi, la sinergia educativa e l’aiuto dato a un ragazzo a capire che la vita può essere ugualmente vita, anche quando qualcuno non ti vuole. Le catene inique sono a volte più ramificate di quel che si pensa.

3.    E infine, la solidità non teme di mostrarsi. Gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Com’è difficile reggere lo sguardo degli altri quando dobbiamo affermare qualcosa. Le supposizioni, i commenti, i sorrisetti, le battute. Pensate alla fatica che facciamo in questa nostra comunità ad esporci, anche semplicemente per leggere in chiesa o prendere la parola in una riunione di genitori. Perché? Perché ci sentiamo giudicati. E perché anche noi giudichiamo. Ed è meglio giudicare che essere giudicati! E allora ci si nasconde, anche se poi si chiacchiera… Gesù sta in piedi e non retrocede. La solidità è anche nel prendere posizione, nel metterci la faccia. Vado a messa? Ci metto la faccia. Faccio l’animatore o vado ai gruppi? Sono contento e te lo dimostro. C’è un’idea poco evangelica che gira? Lo dico, anche se sono impopolare. Non aver paura di quello che sei, non aver paura di dire la tua fede, perché non sei da solo in questo compito. Lo Spirito sospinge e, forte della sua azione, anche tu puoi dire: Lo spirito del Signore è su di me.. mi ha consacrato.. mi ha mandato.

Solidità. Aspháleia. Non scivolare sulla mediocrità: cammina sul terreno solido di Gesù e ddiventa uomo come lui.

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