lunedì 11 gennaio 2016

Omelia 10 gennaio 2016


Battesimo del Signore


Leonardo, un bambino della nostra Scuola Materna mi ha portato il lavoretto di natale realizzato con i suoi compagni. Era un Gesù Bambino contenuto in una casetta di cartone, ma – ha precisato - «non ha la colla, perché tu lo possa prendere e portare con te». È questo il Natale: Gesù senza colla, che si fa compagno della nostra vita. E la festa del Battesimo del Signore intensifica questa vicinanza. Battesimo vuol dire immersione: Gesù si immerge nella nostra vicenda terrena per esserci accanto e per aprirci quella vita che Dio ha in mente per ogni uomo. Cosa ci racconta l’immersione di Gesù?


1.    È un’immersione scandalosa. L’evangelista Luca lo dice con molta discrezione, ma ci fa capire che la presenza di Gesù in quel momento è intrigante: mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo. Anche lui. Giovanni invitava Israele alla conversione e Gesù si mette tra questa gente bisognosa di perdono. Lui non ha peccati da farsi perdonare, ma vuole stabilire la vicinanza di Dio nel momento in cui le scelte degli uomini esprimono il peggio di cui si è capaci. Pensate a quello che è capitato a Colonia. Il branco che aggredisce. Quando assistiamo a questi fatti inorridiamo e corriamo ai ripari sollecitando misure drastiche di controllo, ma c’è anche il rischio di pensare che il male sia solo attorno a noi e corrisponda ad alcune categorie di persone che ne sono artefici. Invece se osserviamo con onestà la nostra vita vediamo che qualche volta il male è annidato nel nostro cuore e produce oscurità, chiusura, debolezza. Ricordate la vicenda di Pietro Maso, quel ragazzo che nel 1991 massacrò i genitori per impossessarsi dell’eredità? La sua esperienza di recupero umano è stata raccolta in un libro autobiografico dal titolo significativo: Il male ero io. Consapevolezza cui l’autore arriva accompagnato da un sacerdote di Verona, unico ad aver accesso alle tenebre che occupavano il cuore di Pietro. Ecco l’immersione di Gesù: nell’oscurità che ti appartiene.

2.    È un’immersione per legarci a qualcuno. L’evangelista dopo il Battesimo ci presenta Gesù in preghiera. Nella profondità in cui è sceso Gesù non si avventura da solo ma sempre con il Padre; e lo Spirito è la relazione che unisce il Figlio al Padre. Gesù con il Battesimo viene a dirci che apparteniamo a qualcuno. Quelle parole che vengono dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l’amato non sono solo per Gesù, ma per ciascuno di noi. Qui a Godego c’è una radicata propensione: quella di ricostruire l’albero genealogico di ogni nostro interlocutore, recuperando almeno un paio di generazioni precedenti. Prima di fare un discorso bisogna capire non solo chi sei, ma anche di chi sei. De chi sito ti? Gesù viene a ricordarci di chi siamo: di Dio; viene a dirci che siamo suoi figli. E questo ci consente di andare avanti con i discorsi! Pensate a un bambino che nasce. Oggi a volte ci sono varie perplessità sul battesimo: farlo… lasciare che decida lui quando sarà grande… farlo con poca convinzione perché i nonni cosa dicono… Prima di venire a Godego ho accompagnato la formazione al battesimo di alcuni ventenni italiani. Una di loro, che tuttavia frequentava la parrocchia, diceva che ciò che le pesava di più era vedere i suoi amici dell’oratorio che pregavano e lei che non si sentiva in grado di farlo. Come se quel confine la privasse di qualcosa di essenziale. Che cosa? Appunto: la possibilità di dire appartengo a qualcuno di più grande di mio padre e mia madre e di tutte le relazioni che umanamente mi possono sostenere. Perché noi siamo più grandi dei biberon terreni e per crescere ci serve il cielo. Il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo.

3.    Infine l’immersione di Gesù ci porta a comprendere non solo la vicinanza relazionale ma anche il compiacimento di Dio. In te mi sono compiaciuto. Gesù ci fa capire che Dio attribuisce a ciascuno un credito di fiducia e di speranza.  “In te c’è una corrispondenza al bene che mi fa felice”. Il Signore ti fa felice, ma anche lui è felice di te e crede in quello che di bello puoi realizzare con lui. L’immersione è come quella di chi trova un tesoro negli abissi e lo recupera. Gesù è venuto per questo: cosa puoi portare a galla? Qualcosa che gli altri neppure sospettano! L’altro giorno è venuto a trovarmi un giovane marito. Un matrimonio un po’ traballante a motivo di una certa disparità: lei estroversa, volitiva, tenace; lui un po’ esitante, timoroso, legato a un posto di lavoro che lo lascia insoddisfatto. «Mia moglie, mi ha detto che aveva sposato un altro. Da quelle parole ho capito che dovevo ritrovare qualcosa». Ecco, trova la parte migliore di te, quella che custodisci sepolta, ma che Dio vede e della quale si compiace.



Non tenere il Signore incollato. Lascia che raggiunga la tua profondità e da essa riemergi con lui come nuova creatura.




Nessun commento:

Posta un commento