giovedì 10 settembre 2015

Omelia 8 settembre 2015


Omelia 8 settembre 2015 - Natività di Maria (festa patronale)

Il compleanno di Maria è’ anche il compleanno della nostra chiesa parrocchiale la cui prima pietra è stata posta l’8 sett. 1935 da mons. Longhin e che è stata consacrata l’8 sett. 1956 da mons. Fulgenzio Pasini, fratello del parroco di allora.  

Possiamo festeggiare insieme alla Vergine. E il vangelo di oggi ci aiuta a trovare corrispondenze tra i due festeggiamenti. Abbiamo ascoltato la genealogia di Gesù, una storia antica fatta di circostanze, di luoghi, di nomi, in cui Dio realizza il suo progetto di salvezza. Non sempre in tale storia c’è chiarezza: anzi ci sono dei momenti oscuri. Ma Dio ci vede anche di notte: per lui le tenebre sono come luce! Che cosa ci racconta questa storia?

  1.  È una storia piena di iniziativa. Dio non è prigioniero del vecchiume e in maniera misteriosa rinnova la sua fedeltà di generazione in generazione, come canta Maria. Così è capitato nel momento in cui è stata pensata questa chiesa. I discorsi erano nell’aria da un po’ ma fu in occasione del Natale del 1932 che un predicatore invitato per l’occasione, p. Beniamino Franceschi, disse che era ora di costruire un nuovo edificio. Il precedente, aveva notato mons. Longhin nella visita pastorale del 1927, era decoroso ma angusto. Fu come una breccia. Il 2 gennaio del 1933 di mattina presto mons. Pasini trovò davanti alla porta della prima Abbaziale il vecchio Romolo Smania seduto sulla carriola piena di ghiaia, con sopra quattro mattoni nuovi da collocare ai quattro angoli della chiesa. L’audacia di Romolo divenne l’audacia del parroco, del suo collaboratore d. Marcello Favero e dell’intero popolo godigese che diceva: finalmente facciamo sul serio! Ecco Dio è novità, iniziativa, capacità di rinnovare, di aprire nuove intuizioni. Anche oggi abbiamo bisogno di tale audacia. Altrimenti diventiamo un museo. Dov’è che il Signore ci chiama ad essere audaci? Il 13 agosto del 1934 iniziarono gli scavi delle fondamenta, un lavoro non da poco per i godigesi. Oggi siamo invitati a ritrovare le fondamenta della fede, in particolare in relazione al vangelo e al vangelo della carità. La vicenda dei profughi con cui ci stiamo misurando ci dice che qui dobbiamo ritrovare l’iniziativa di Dio, gli appelli che egli sta rivolgendo alle nostre comunità ed essere capaci di intravedere novità. Le difficoltà, le perplessità non mancano, come non mancavano ai Godigesi nel ’34. Ma il vangelo è sorpresa, possibilità di cambiamento, anche quando sembra impossibile.
  2. Ma la genealogia di Gesù ci parla anche per il grande coinvolgimento di persone: uomini e donne, notabili e gente del popolo. La storia di Maria e la storia di Gesù sono contrassegnate da questa partecipazione: abbiamo infatti ascoltato un lungo elenco di nomi, una specie di album di famiglia. E anche una chiesa, una parrocchia è storia di famiglia, con tanti volti. Il 12 agosto 1934, prima che iniziassero i lavori di scavo, furono istituiti due comitati: comitato d’onore e comitato esecutivo. Ma in essi non ci sono personalità o tecnici specializzati, bensì tutti i parrocchiani, con generosità. Ed è interessante l’operazione che fece allora mons. Pasini nel momento in cui consegnò ad ogni famiglia un blocchetto di pagelline in cui registrare ogni settimana il contributo all’edificazione della nuova parrocchiale. E non si raccoglievano solo soldi ma molte altre risorse. Così quando mons. Pasini faceva i bilanci finali e comunicava le “entrate” dal 1933 al 1935, c’erano in “cassa”: 695 mila messe ascoltate, 287 mila comunioni, un milione 775 mila comunioni spirituali, 74 mila ore di adorazione, 64 mila via crucis, un milione 312 mila rosari, oltre dieci milioni di giaculatorie e mortificazioni e sofferenze. Più 74 mila uova, mille polli, 6 q.li di bozzoli, 12 maiali e 25 mila lire! Un popolo che si è dato senza risparmio, che veniva all’alba, partecipava alla messa e poi si metteva al lavoro! Anche oggi abbiamo bisogno di qualche coinvolgimento. Certo per le strutture: gli interventi sono molti e sono onerosi, lo sappiamo. Ma è importante che non perdiamo di vista l’esigenza di esserci, di persona. La nostra comunità si sta ridisegnando nella collaborazione con altre parrocchie. La presenza dei preti si è contratta. È un appello che il Signore ci sta rivolgendo ad esprimere un laicato più attento e responsabile anche in ambiti tradizionalmente affidati al sacerdote.
  3. Infine la genealogia di Maria ci mette di fronte a un progetto più grande di quello che si vede. Non a caso finisce col sogno di Giuseppe. Una chiesa deve sognare. Deve guardare avanti. Mons. Pasini ricorda nelle sue memorie che molti anziani che passavano e vedevano le fondamenta dicevano: Chissà se riuscirò a vedere la chiesa! Gino Lazzari era uno di questi: morì prima dell’opera realizzata, e lasciò in testamento un sacco di pannocchie. Come volesse dire: la morte non ci separa. Lo stesso sogno ci appartiene! Ecco: continuare a sognare la comunità: secondo Dio, secondo quanto ha in mente. Una comunità che si vuole bene, che continua ad esserci, che diviene segno di speranza per il mondo. Continuare a sognare per la risorsa più importante che abbiamo nella nostra comunità: i bambini, i ragazzi e i giovani. Gli ambienti dell’Oratorio, ancora da completare, sono l’invito ad un sogno dove in gioco non ci sono solo permessi e impalcature, ma la cura che mettiamo per il futuro della nostra comunità.

Ci aiuti la Vergine Madre. Il suo compleanno possa essere anche la nostra festa, che ci riappropria di una famiglia e che riscopre un progetto.

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