Quattordicesima
domenica del T. O.
Ma
chi ti credi di essere? È la grande domanda che segretamente percorre il
vangelo di oggi. Gesù dopo la prima predicazione a Cafarnao torna a Nazaret, il
suo paese. L’eco delle sue parole e dei suoi gesti si è diffuso ma dopo
l’iniziale curiosità subentra il sospetto: Da
dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? Non
è il figlio del falegname? La sua famiglia non va a fare la spesa nel
nostro stesso supermercato? La difficoltà degli abitanti di Nazaret è triplice.
1.
Da dove. È la grande domanda
sull’origine, quella che interpella il mondo di Dio. Quelli di Nazaret stanno
dicendo: possibile che Dio abbia ancora qualcosa da dirci? Notate che Gesù si
trova in sinagoga, il luogo del grande appuntamento settimanale con Dio. Eppure
questo non smuove i suoi interlocutori. Dio nella nostra vita può diventare un
sistema, il cristianesimo corre sempre il rischio di svuotarsi di Cristo.
Facciamo tante attività parrocchiali e non ci ricordiamo perché, ci
riconosciamo in una sorta di religione civile che si traduce in una raccolta di
insegnamenti interessanti e trascura l’incontro con Dio, inseguiamo apparizioni le cui parole
diventano più importanti di quelle del vangelo. Anche Gesù ti pone quella
domanda: Da dove? Da dove viene la
tua sapienza? La tua religione? Ti interessa davvero Dio o ti interessa
garantire il tuo assetto?
2.
Non è il figlio del falegname? In questa domanda ciò che impedisce l’incontro con Dio
non è tanto la possibilità che si riveli, ma che lo faccia in maniera umana. Non è il figlio di Maria? Ecco, questo è
un pericolo con cui sempre ci misuriamo: quello di allontanare Dio dalla nostra
umanità. Con due risvolti: la sensazione che lui non ci possa essere o la
pretesa che lui non debba esserci. Il primo caso è quello che viviamo più
frequentemente; ci sono delle situazioni umane dove ci pare che Dio non arrivi:
la malattia, la fragilità, il fallimento. Il secondo caso è quello che ti porta
a escludere Dio deliberatamente. La vita, la sessualità, i soldi… Pensate alla
battaglia senza esclusione di colpi che si sta combattendo intorno alla
questione dell’identità di genere. Con l’arrogante pretesa che alcune
istituzioni, come quella scolastica, possano intervenire a riguardo a
prescindere da una famiglia, da un sistema di valori che non sono quelli di
alcuni gruppi di pressione o di una ideologia barattata come libertà. Il Dio
cristiano è un Dio incarnato e nella carne ci chiede di individuare un progetto
di umanità credibile. Un progetto in cui tutto l’uomo possa essere
salvaguardato.
3.
Altra
difficoltà a riconoscere in Gesù la rivelazione di Dio è l’esperienza della
fraternità: I suoi fratelli e le sue sorelle non sono qui con noi? Gli abitanti di Nazaret dicono:
conosciamo bene le sue vicende di casa. A volte è lo stesso scandalo che
patiamo anche noi: siccome a casa le cose non vanno sempre in maniera cristiana
pensiamo che Dio non abbia a che fare con questa realtà. Un figlio che non va
più a messa, bestemmie, guerre tra parenti. Chissà, forse un po’ di questo
c’era anche nella famiglia di Gesù. Eppure lui non rinuncia ad esserci e a
indicare la possibilità di pensare a nuove relazioni, di figli e di fratelli. E
ogni volta che questo si realizza la sua incarnazione si compie e i suoi miracoli
si manifestano. Come quella donna che ieri mattina mi ha detto: «Sono riuscita
a ricomporre il rapporto con mia cognata. Lei ha fatto il primo passo, cosa che
io non avrei mai pensato, e io ho creduto a quel gesto». Ecco i prodigi che
Gesù non riesce a compiere a Nazaret ma che non rinuncia a realizzare se lo
accogliamo con fede.
Non
fare di Gesù un talismano, un assetto religioso: credi nella forza del suo
vangelo e liberane ogni giorno la novità.
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