domenica 12 luglio 2015

Omelia 5 luglio 2015


Quattordicesima domenica del T. O.

Ma chi ti credi di essere? È la grande domanda che segretamente percorre il vangelo di oggi. Gesù dopo la prima predicazione a Cafarnao torna a Nazaret, il suo paese. L’eco delle sue parole e dei suoi gesti si è diffuso ma dopo l’iniziale curiosità subentra il sospetto: Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? Non è il figlio del falegname? La sua famiglia non va a fare la spesa nel nostro stesso supermercato? La difficoltà degli abitanti di Nazaret è triplice.

1.    Da dove. È la grande domanda sull’origine, quella che interpella il mondo di Dio. Quelli di Nazaret stanno dicendo: possibile che Dio abbia ancora qualcosa da dirci? Notate che Gesù si trova in sinagoga, il luogo del grande appuntamento settimanale con Dio. Eppure questo non smuove i suoi interlocutori. Dio nella nostra vita può diventare un sistema, il cristianesimo corre sempre il rischio di svuotarsi di Cristo. Facciamo tante attività parrocchiali e non ci ricordiamo perché, ci riconosciamo in una sorta di religione civile che si traduce in una raccolta di insegnamenti interessanti e trascura l’incontro con Dio,  inseguiamo apparizioni le cui parole diventano più importanti di quelle del vangelo. Anche Gesù ti pone quella domanda: Da dove? Da dove viene la tua sapienza? La tua religione? Ti interessa davvero Dio o ti interessa garantire il tuo assetto?

2.    Non è il figlio del falegname? In questa domanda ciò che impedisce l’incontro con Dio non è tanto la possibilità che si riveli, ma che lo faccia in maniera umana. Non è il figlio di Maria? Ecco, questo è un pericolo con cui sempre ci misuriamo: quello di allontanare Dio dalla nostra umanità. Con due risvolti: la sensazione che lui non ci possa essere o la pretesa che lui non debba esserci. Il primo caso è quello che viviamo più frequentemente; ci sono delle situazioni umane dove ci pare che Dio non arrivi: la malattia, la fragilità, il fallimento. Il secondo caso è quello che ti porta a escludere Dio deliberatamente. La vita, la sessualità, i soldi… Pensate alla battaglia senza esclusione di colpi che si sta combattendo intorno alla questione dell’identità di genere. Con l’arrogante pretesa che alcune istituzioni, come quella scolastica, possano intervenire a riguardo a prescindere da una famiglia, da un sistema di valori che non sono quelli di alcuni gruppi di pressione o di una ideologia barattata come libertà. Il Dio cristiano è un Dio incarnato e nella carne ci chiede di individuare un progetto di umanità credibile. Un progetto in cui tutto l’uomo possa essere salvaguardato.

3.    Altra difficoltà a riconoscere in Gesù la rivelazione di Dio è l’esperienza della fraternità: I suoi fratelli e le sue sorelle non sono qui con noi? Gli abitanti di Nazaret dicono: conosciamo bene le sue vicende di casa. A volte è lo stesso scandalo che patiamo anche noi: siccome a casa le cose non vanno sempre in maniera cristiana pensiamo che Dio non abbia a che fare con questa realtà. Un figlio che non va più a messa, bestemmie, guerre tra parenti. Chissà, forse un po’ di questo c’era anche nella famiglia di Gesù. Eppure lui non rinuncia ad esserci e a indicare la possibilità di pensare a nuove relazioni, di figli e di fratelli. E ogni volta che questo si realizza la sua incarnazione si compie e i suoi miracoli si manifestano. Come quella donna che ieri mattina mi ha detto: «Sono riuscita a ricomporre il rapporto con mia cognata. Lei ha fatto il primo passo, cosa che io non avrei mai pensato, e io ho creduto a quel gesto». Ecco i prodigi che Gesù non riesce a compiere a Nazaret ma che non rinuncia a realizzare se lo accogliamo con fede.

Non fare di Gesù un talismano, un assetto religioso: credi nella forza del suo vangelo e liberane ogni giorno la novità.

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