Quindicesima domenica
del T. O.
Uscire.
È una parola che oggi ci affascina. Problema è che la usiamo prevalentemente
come moto da luogo. Uscire da. Uscire dall’euro. Uscire da facebook. Uscire da
un partito, da una condizione opprimente. Anche il cristiano è un uomo in
uscita, così ha ribadito papa Francesco. Ma l’uscita cristiana insiste più su
ciò che cerchi che su ciò che lasci. Andare verso, raggiungere, sentire
l’appello dell’altro e delle situazioni. Moto a luogo.
Gesù
incoraggia oggi tale movimento, spinge i suoi discepoli all’uscita: li invita a
guardare l’orizzonte sognando il mondo con gli occhi di Dio. Quale uscita Gesù
ha in mente?
1.
Anzitutto
un’uscita fatta di relazione. Chiamò a sé
i Dodici e prese a mandarli a due a due. L’uscita di Gesù non avviene in
solitudine ma nell’affermazione di una fraternità imprescindibile. Non puoi
essere testimone della bellezza di Dio se cammini da solo, per conto tuo. Il
Dio cristiano è relazione continua e profondissima di tre persone e in tale
relazione invita tutti gli uomini. Relazione non è dunque una strategia
operativa, ma un segno che ci si può volere bene anche se si è differenti,
andar d’accordo anche se viviamo diverse appartenenze. È nella concordia che
dai la prima testimonianza. Qual è il due
a due che hai perduto? Qual è il fratello da ritrovare? Sempre.
2.
Un
secondo aspetto è l’essenzialità. La missione deve affermare qual è la tua vera
ricchezza. Né pane, né sacca, né denaro
nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. Attento
che non sia il denaro il tuo Dio, i beni materiali, le sicurezze economiche,
gli status symbol. E questo stile è da portare a casa non solo nelle chiese o
negli oratori. Dovunque entriate in
una casa.
Sii costruttore di bellezza evangelica in famiglia, con i tuoi figli, con tua
moglie, con tuo marito. Un papà che ieri
è venuto in canonica e oggi sarebbe partito per le ferie mi ha detto: «Tante di quelle valigie che avremmo fatto
prima a portarci dietro la casa!». Non è che in questo tempo estivo la
vacanza possa servirci per trovare qualcosa di essenziale rispetto al
superfluo? La bellezza di stare insieme, di osservare un panorama, di parlarsi.
Dio non si nasconde nella potenza dei mezzi, ma nella vita di chi gli dà
fiducia e lo lascia agire.
3.
Un
ultimo aspetto è legato all’accoglienza del popolo in uscita. Perché qualcuno
può aprirti le porte, qualcun altro può farne a meno. E qui Gesù suggerisce un
gesto: Scuotete la polvere sotto i vostri piedi. Era quello che
facevano gli Ebrei della diaspora quando tornavano in Palestina, per non
contaminare la loro terra. Non è un gesto di ostilità, ma un gesto di verità:
fai vedere che c’è un’altra terra da abitare. La terra di Dio, del suo Regno. In questi giorni in camposcuola è successo un
fatto spiacevole. Gara di bestemmie. Chiaramente siamo intervenuti con una
certa fermezza. Ma quello che mi ha fatto più male non è stato il comportamento
assurdo dei ragazzi, che peraltro hanno compreso la gravità dei fatti, quanto
quello di alcuni adulti che si sono stupiti dell’eco che abbiamo dato alla
questione. Come se il problema non fosse così rilevante. Ecco: che terra abiti?
La tua missione cosa indica? Terra di compromessi, di sabbie mobili o la terra
santa dell’incontro con Dio?
Non ero profeta né
figlio di profeta,
confessa Amos. Il Signore mi ha scelto. Se
il Signore ti ha scelto, ricorda che gli appartieni. Non seppellire il dono che
ti affida e portalo agli altri con una testimonianza gioiosa e un’uscita
convincente.
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