domenica 15 marzo 2015

Omelia 15 marzo 2015


Quarta domenica di quaresima

Porta itineris dicitur longissima esse: si dice che la porta sia la parte più lunga di un viaggio. Questo proverbio latino ci consegna una verità. Intraprendere un viaggio non è mai un’esperienza semplice e, soprattutto “la porta”, l’iniziativa, la decisione ci vede spesso esitanti. È quello che vive Nicodemo, membro del sinedrio, massimo organo legislativo e giuridico ebraico, che su quel tale di nome Gesù voleva capire meglio. Da un lato Nicodemo è un cercatore di verità, dall’altro il suo ruolo pubblico lo rende cauto e guardingo. Per questo si reca da Gesù di notte, in modo da non destare sospetti. Sembra un atteggiamento ambiguo, di chi vuol rischiare fino ad un certo punto. Ma il vangelo di Giovanni ci ricorda che Nicodemo prenderà le difese di Gesù quando cominceranno le accuse nei suoi confronti e, dopo la crocifissione, andrà a seppellire Gesù portando trenta chili di aloe e mirra. Nicodemo è l’icona delle nostre esitazioni e delle nostre ricerche, dei tentativi di capire meglio le cose e delle nostre incertezze. Gesù però non si spaventa e ci dà tempo. Ricordate domenica scorsa? Egli sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo. Ciò che conta è la verità, la disponibilità a camminare. E per favorire questo cammino Gesù regala a Nicodemo la riflessione che abbiamo appena ascoltato. Vuoi trovare autenticamente Dio? Ecco la strada.
 
1.    Come Mosè innalzò il serpente nel deserto. Gesù si riferisce a un episodio dell’esodo. Il popolo morso da serpenti velenosi, a motivo della propria infedeltà, aveva trovato guarigione in un serpente di rame che Mosè aveva collocato sopra un’asta. Era un modo per dire: guarda in faccia il serpente che ti morde: è quello della tua ribellione, del tuo peccato. Ora non ci sarà più un serpente da guardare, ma un uomo messo in croce. Guarda di che cosa può essere capace un uomo. Ecco da dove parte la strada verso Dio. A volte noi trascuriamo la realtà del male, lo relativizziamo affermando un disinvolto “che male c’è” o un auto giustificatorio “tutti fanno così”. Ma il male c’è e come un serpente striscia nella nostra vita e la imprigiona. Una ragazzina disabile picchiata e coperta di sputi da tre compagni di classe: due ragazze e un ragazzo, tutti sedicenni. Mentre una terza ragazza filma il tutto per poi diffondere il video su Whatsapp e Facebook. È successo a Varallo, in classe, sotto lo sguardo dell’insegnante che non fa nulla per porre fine al sopruso. Eccoci qua: ragazzi e adulti prigionieri del serpente che ci avvelena. Guardalo bene, dice Gesù. Sono ragazzate o è il deserto che incombe? Ti rassegni a questi morsi o c’è una vita differente?

2.    Di fronte a questa realtà Dio non se ne sta a guardare. È un Dio fedele e un Dio che ama. Dio ha tanto amato (agápesen) il mondo. E questo amore si traduce in vicinanza tanto da mandare il suo Figlio. Dio non si rassegna al serpente e ti dona un’altra compagnia per la vita, perché la vita sia strappata dal male e sia vita eterna. È la prima volta che nel vangelo di Giovanni appare questo termine. Ma attenzione: l’evangelista, invece di utilizzare il termine greco bios che indica la vita biologica, usa la parola zoé che vuol dire esistenza che cerca la sua sorgente, il suo fondamento. E il fondamento è l’eterno (aiónios): una vita a misura dell’eterno. Ecco chi è il Dio cristiano: un Dio che ti ama da renderti partecipe della sua stessa vita. Questa mattina al TGR Veneto c’era la storia di due ragazzini di sette anni. Gideon figlio di immigrati ghanesi che confida all’amico Gregorio che il papà ha perso il lavoro. Gregorio va a casa e ne parla alla mamma, figlia di un imprenditore che, informato sulla vicenda decide di assumere il disoccupato. Ecco, la risposta ai fatti di Varallo. Quando ragazzi e adulti fanno posto all’amore, la vita di Dio inizia già a scorrere. Ed è vita a misura dell’eterno, quella che Gesù è venuta a farci conoscere.

3.    C’è una terza riflessione. Questa strada si apre se ci credi. Perché chi crede abbia la vita eterna. Dio che ti consegna la sua vita, non lo fa senza di te, senza un gesto di fiducia che dica la tua adesione. Siete salvati mediante la fede. Ci credi? L’anno giubilare della misericordia indetto da Papa Francesco ci sta proprio per questo: per ritrovare l’amore di Dio come prospettiva credibile per realizzare la vita, per tenerla in piedi. Ritrova la bellezza della fede. Sei suicidi di giovani in poche settimane a Treviso non ci bastano per capire che dobbiamo riaprire prospettive credenti? Abbiamo insistito su produttività e lavoro e quando queste realtà sono andate in crisi non è rimasto più niente. A tuo figlio che cosa consegni come bagaglio per la vita? Chi crede ha la vita eterna. Un uomo è non è solo ciò che dice e ciò che fa. È ciò che crede. E se credi in colui che dà la vita, la vita ti appartiene.

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