Quarta domenica di quaresima
Porta itineris dicitur longissima esse: si
dice che la porta sia la parte più lunga di un viaggio. Questo proverbio latino
ci consegna una verità. Intraprendere un viaggio non è mai un’esperienza
semplice e, soprattutto “la porta”, l’iniziativa, la decisione ci vede spesso
esitanti. È quello che vive Nicodemo, membro del sinedrio, massimo organo
legislativo e giuridico ebraico, che su quel tale di nome Gesù voleva capire
meglio. Da un lato Nicodemo è un cercatore di verità, dall’altro il suo ruolo
pubblico lo rende cauto e guardingo. Per questo si reca da Gesù di notte, in
modo da non destare sospetti. Sembra un atteggiamento ambiguo, di chi vuol
rischiare fino ad un certo punto. Ma il vangelo di Giovanni ci ricorda che
Nicodemo prenderà le difese di Gesù quando cominceranno le accuse nei suoi
confronti e, dopo la crocifissione, andrà a seppellire Gesù portando trenta
chili di aloe e mirra. Nicodemo è l’icona delle nostre esitazioni e delle
nostre ricerche, dei tentativi di capire meglio le cose e delle nostre
incertezze. Gesù però non si spaventa e ci dà tempo. Ricordate domenica scorsa?
Egli sa che cosa c’è nel cuore dell’uomo.
Ciò che conta è la verità, la disponibilità a camminare. E per favorire
questo cammino Gesù regala a Nicodemo la riflessione che abbiamo appena
ascoltato. Vuoi trovare autenticamente Dio? Ecco la strada.
1.
Come
Mosè innalzò il serpente nel deserto. Gesù si riferisce a
un episodio dell’esodo. Il popolo morso da serpenti velenosi, a motivo della
propria infedeltà, aveva trovato guarigione in un serpente di rame che Mosè
aveva collocato sopra un’asta. Era un modo per dire: guarda in faccia il
serpente che ti morde: è quello della tua ribellione, del tuo peccato. Ora non
ci sarà più un serpente da guardare, ma un uomo messo in croce. Guarda di che
cosa può essere capace un uomo. Ecco da dove parte la strada verso Dio. A volte
noi trascuriamo la realtà del male, lo relativizziamo affermando un disinvolto
“che male c’è” o un auto giustificatorio “tutti fanno così”. Ma il male c’è e
come un serpente striscia nella nostra vita e la imprigiona. Una ragazzina disabile
picchiata e coperta di sputi da tre compagni di classe: due ragazze e un
ragazzo, tutti sedicenni. Mentre una terza ragazza filma il tutto per poi
diffondere il video su Whatsapp e Facebook. È successo a Varallo, in classe,
sotto lo sguardo dell’insegnante che non fa nulla per porre fine al sopruso. Eccoci
qua: ragazzi e adulti prigionieri del serpente che ci avvelena. Guardalo bene,
dice Gesù. Sono ragazzate o è il deserto che incombe? Ti rassegni a questi
morsi o c’è una vita differente?
2.
Di fronte a questa realtà Dio non se
ne sta a guardare. È un Dio fedele e un Dio che ama. Dio ha tanto amato (agápesen) il mondo. E questo amore si traduce
in vicinanza tanto da mandare il suo
Figlio. Dio non si rassegna al serpente e ti dona un’altra compagnia per la
vita, perché la vita sia strappata dal male e sia vita eterna. È la prima volta che nel vangelo di Giovanni appare
questo termine. Ma attenzione: l’evangelista, invece di utilizzare il termine
greco bios che indica la vita
biologica, usa la parola zoé che vuol
dire esistenza che cerca la sua sorgente, il suo fondamento. E il fondamento è
l’eterno (aiónios): una vita a misura
dell’eterno. Ecco chi è il Dio cristiano: un Dio che ti ama da renderti
partecipe della sua stessa vita. Questa mattina al TGR Veneto c’era la storia
di due ragazzini di sette anni. Gideon figlio di immigrati ghanesi che confida
all’amico Gregorio che il papà ha perso il lavoro. Gregorio va a casa e ne
parla alla mamma, figlia di un imprenditore che, informato sulla vicenda decide
di assumere il disoccupato. Ecco, la risposta ai fatti di Varallo. Quando
ragazzi e adulti fanno posto all’amore, la vita di Dio inizia già a scorrere.
Ed è vita a misura dell’eterno, quella che Gesù è venuta a farci conoscere.
3.
C’è una terza riflessione. Questa
strada si apre se ci credi. Perché chi
crede abbia la vita eterna. Dio che ti consegna la sua vita, non lo fa
senza di te, senza un gesto di fiducia che dica la tua adesione. Siete salvati mediante la fede. Ci
credi? L’anno giubilare della misericordia indetto da Papa Francesco ci sta
proprio per questo: per ritrovare l’amore di Dio come prospettiva credibile per
realizzare la vita, per tenerla in piedi. Ritrova la bellezza della fede. Sei
suicidi di giovani in poche settimane a Treviso non ci bastano per capire che
dobbiamo riaprire prospettive credenti? Abbiamo insistito su produttività e
lavoro e quando queste realtà sono andate in crisi non è rimasto più niente. A
tuo figlio che cosa consegni come bagaglio per la vita? Chi crede ha la vita eterna. Un uomo è non è solo ciò che dice e
ciò che fa. È ciò che crede. E se credi in colui che dà la vita, la vita ti
appartiene.
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