PASQUA 2017
Risvegli.
È un film degli anni Novanta che racconta la storia vera di un medico
britannico che somministra un nuovo farmaco a pazienti affetti da particolari
patologie che inducevano una sorta di stato dormiente. E i pazienti si
risvegliano. Ed è bella la battuta cinematografica di uno di loro: «Mi
chiamo Leonard Lowe. Qualcuno mi ha spiegato che sono stato da qualche altra
parte per un po’ di tempo. Sono tornato».
Io credo che la pasqua funzioni proprio così: sia quel farmaco salutare
che ci fa tornare, che ci risveglia a un’esistenza vera rispetto a quella
intorpidita e a volte narcotizzata in cui questa società talora ci imprigiona. Chi,
che cosa ti addormenta? Ci sono tanti sonni che ci imprigionano: la
superficialità, la produttività, la volgarità, la malvagità… Ognuno ha un sonno
di morte che lo opprime. E da esso ci risvegli e ci guarisce il Signore. In che
modo?
1. Anzitutto ci viene a trovare e ci dà uno
scossone. Un’antica omelia del sabato santo ci presenta Gesù che scende nel
regno della morte e che dice ad Adamo:
«Svegliati tu che dormi, risorgi dai morti». A volte il Signore ci sorprende e ci apre
improvvisamente gli occhi restituendoci a una nuova comprensione della vita.
Hai vissuto un rapporto clandestino con una donna che non è tua moglie: una
forza che ti travolge e che ti porta spesso a casa sua. Ma, mentre cercavi amore
alternativo, si è acceso il display del telefono e hai visto la foto dei tuoi
bambini. E tanto è bastato per vestirti in fretta ed andartene a casa. Svegliati. Non svendere quello che di più
bello possiedi: risorgi dai morti!
Separato: tuo figlio ti
chiede di stare un po’ con lui. Ma hai tanto da fare. Il ragazzo però ti vede
al bar e quell’immagine, di cui non ti ha mai parlato, continua a ronzargli
nella testa. Svegliati, risorgi da questo stato di abbandono. Se una relazione
è finita, un’altra rimane: appartieni ancora a qualcuno che ti cerca: tuo figlio.
2. Poi il Signore toglie le pietre. Chi la rotolerà via? Ci pensa lui:
toglie il sasso e fa entrare luce nella tomba. Tu ti risvegli se assecondi
questo movimento e se, prima ancora, lo ritieni possibile! Perché noi a volte
non ci crediamo: non crediamo che il Signore possa liberarci da quello che
grava sulla nostra vita. Lasciamo al loro posto le pietre e arrediamo i
sepolcri. Perché paradossalmente ci danno una certa sicurezza e ci consentono
di starcene tranquilli.
Il sepolcro della
tristezza, del pessimismo, della solitudine. Sei malato, hai addosso tutti i
mali del mondo e ti senti solo e sfortunato. Ma a quelli che vengono ancora a
trovarti continui a ripetere le solite lamentazioni e non c‘è verso di trovare
una via d’uscita e così anche gli ultimi che ti venivano incontro se ne vanno.
E così puoi credere ancora di più che sei proprio sfortunato!
E il sepolcro del rancore?
Anche questo è ben arredato! Perché? Perché ci dà l’idea di essere forti. Se
con tuo fratello l’eredità è stata oggetto di incomprensioni e di liti, i
vostri figli devono pagarne il prezzo? Se un nipote ti invita al matrimonio
bisogna difendere l’onore ferito o ricercare la concordia scomparsa? Sulla
scena internazionale si addensano scenari di guerra: è esplosa in Afghanistan
la madre di tutte le bombe. Ma noi abbiamo un arsenale ancora più distruttivo
perché è capace di esplodere tra una generazione e l’altra. Accetta l’invito
perché quello è il Signore che rimuove la pietra. Seppellisci l’ascia di guerra
prima che la guerra seppellisca te!
3. Infine ci si risveglia mettendosi in moto. I
vangeli pasquali sono pieni di corse: di gente che va e viene dal sepolcro, che
corre ad annunciare, che si lascia afferrare e condurre da una buona notizia. A
volte pensiamo che prima nasca la fede e poi il movimento. Invece la fede
appartiene a chi si mette in moto, a chi annuncia, testimonia, si confronta,
non ha paura di metterci la faccia. Non
avevano ancora capito che egli doveva risuscitare dai morti. Lo capiscono
un po’ per volta, lasciandosi interpellare e rispondendo a chi li interpella.
Oggi i credenti sono sottoposti ai tiri incrociati di chi non li guarda più con
astio o la sufficienza di un tempo. Siamo guardati con indifferenza o con un
sorta di deprezzamento, come a dire: Vai ancora dietro a queste cose? Mi
sembrano belle le parole che un giovane tecnico ha detto a un cliente che lo
aveva chiamato a riparare un cavo: Io sono contento di credere. E tu sei
contento? Non diffondiamo la fede con le argomentazioni, ma con un po’ di luce
risorta negli occhi, con la fede di Maria di Magdala che annuncia: Ho visto il Signore!
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