domenica 30 aprile 2017

Omelia Pasqua 2017


PASQUA 2017


Risvegli. È un film degli anni Novanta che racconta la storia vera di un medico britannico che somministra un nuovo farmaco a pazienti affetti da particolari patologie che inducevano una sorta di stato dormiente. E i pazienti si risvegliano. Ed è bella la battuta cinematografica di uno di loro: «Mi chiamo Leonard Lowe. Qualcuno mi ha spiegato che sono stato da qualche altra parte per un po’ di tempo. Sono tornato».  Io credo che la pasqua funzioni proprio così: sia quel farmaco salutare che ci fa tornare, che ci risveglia a un’esistenza vera rispetto a quella intorpidita e a volte narcotizzata in cui questa società talora ci imprigiona. Chi, che cosa ti addormenta? Ci sono tanti sonni che ci imprigionano: la superficialità, la produttività, la volgarità, la malvagità… Ognuno ha un sonno di morte che lo opprime. E da esso ci risvegli e ci guarisce il Signore. In che modo?


1.   Anzitutto ci viene a trovare e ci dà uno scossone. Un’antica omelia del sabato santo ci presenta Gesù che scende nel regno della morte e che dice ad Adamo: «Svegliati tu che dormi, risorgi dai morti».  A volte il Signore ci sorprende e ci apre improvvisamente gli occhi restituendoci a una nuova comprensione della vita. Hai vissuto un rapporto clandestino con una donna che non è tua moglie: una forza che ti travolge e che ti porta spesso a casa sua. Ma, mentre cercavi amore alternativo, si è acceso il display del telefono e hai visto la foto dei tuoi bambini. E tanto è bastato per vestirti in fretta ed andartene a casa. Svegliati. Non svendere quello che di più bello possiedi: risorgi dai morti!

Separato: tuo figlio ti chiede di stare un po’ con lui. Ma hai tanto da fare. Il ragazzo però ti vede al bar e quell’immagine, di cui non ti ha mai parlato, continua a ronzargli nella testa. Svegliati, risorgi da questo stato di abbandono. Se una relazione è finita, un’altra rimane: appartieni ancora a qualcuno che ti cerca: tuo figlio.


2.   Poi il Signore toglie le pietre. Chi la rotolerà via? Ci pensa lui: toglie il sasso e fa entrare luce nella tomba. Tu ti risvegli se assecondi questo movimento e se, prima ancora, lo ritieni possibile! Perché noi a volte non ci crediamo: non crediamo che il Signore possa liberarci da quello che grava sulla nostra vita. Lasciamo al loro posto le pietre e arrediamo i sepolcri. Perché paradossalmente ci danno una certa sicurezza e ci consentono di starcene tranquilli.
Il sepolcro della tristezza, del pessimismo, della solitudine. Sei malato, hai addosso tutti i mali del mondo e ti senti solo e sfortunato. Ma a quelli che vengono ancora a trovarti continui a ripetere le solite lamentazioni e non c‘è verso di trovare una via d’uscita e così anche gli ultimi che ti venivano incontro se ne vanno. E così puoi credere ancora di più che sei proprio sfortunato!
E il sepolcro del rancore? Anche questo è ben arredato! Perché? Perché ci dà l’idea di essere forti. Se con tuo fratello l’eredità è stata oggetto di incomprensioni e di liti, i vostri figli devono pagarne il prezzo? Se un nipote ti invita al matrimonio bisogna difendere l’onore ferito o ricercare la concordia scomparsa? Sulla scena internazionale si addensano scenari di guerra: è esplosa in Afghanistan la madre di tutte le bombe. Ma noi abbiamo un arsenale ancora più distruttivo perché è capace di esplodere tra una generazione e l’altra. Accetta l’invito perché quello è il Signore che rimuove la pietra. Seppellisci l’ascia di guerra prima che la guerra seppellisca te!


3.   Infine ci si risveglia mettendosi in moto. I vangeli pasquali sono pieni di corse: di gente che va e viene dal sepolcro, che corre ad annunciare, che si lascia afferrare e condurre da una buona notizia. A volte pensiamo che prima nasca la fede e poi il movimento. Invece la fede appartiene a chi si mette in moto, a chi annuncia, testimonia, si confronta, non ha paura di metterci la faccia. Non avevano ancora capito che egli doveva risuscitare dai morti. Lo capiscono un po’ per volta, lasciandosi interpellare e rispondendo a chi li interpella. Oggi i credenti sono sottoposti ai tiri incrociati di chi non li guarda più con astio o la sufficienza di un tempo. Siamo guardati con indifferenza o con un sorta di deprezzamento, come a dire: Vai ancora dietro a queste cose? Mi sembrano belle le parole che un giovane tecnico ha detto a un cliente che lo aveva chiamato a riparare un cavo: Io sono contento di credere. E tu sei contento? Non diffondiamo la fede con le argomentazioni, ma con un po’ di luce risorta negli occhi, con la fede di Maria di Magdala che annuncia: Ho visto il Signore!         

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