sabato 22 agosto 2015

Omelia 2 agosto 2015


Diciottesima domenica del T. O.


Nei mesi scorsi una coppia di fidanzati è venuta a fissare la data di matrimonio. E mi ha rivolto una strana richiesta: quella di potersi sposare nella cappellina feriale. Credevo fosse una questione di intimità, invece si trattava di sfuggire alla difficile composizione dei rapporti famigliari. «I nostri parenti sono in guerra: tutti contro tutti. E noi non sappiamo come metterli a tavola. Non possiamo far finta di niente e non possiamo neppure selezionare gli invitati. Per questo vorremmo fare un matrimonio solo con le nostre famiglie. Una trentina di persone in tutto». È la punta di un iceberg che accompagna numerose vicende nuziali. A volte mettiamo insieme delle sceneggiate che, dietro le facce di circostanza, nascondono la nostra incapacità di capire i messaggi che la vita porta con sé. Pensate a Gesù. Domenica scorsa ha spezzato il pane per una folla di oltre cinquemila persone. Non era un semplice miracolo, ma un segno, un modo con cui Gesù invitava a condividere il pane, a diventare pane per gli altri. Ma la gente non lo capisce. E lo va a cercare sull’altra riva del lago perché vuole che il ristorante riapra le porte. Ed ecco la risposta: «Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati». È l’uomo che pensa a mangiare, a riempire la pancia, che non coglie gli appelli più profondi che la vita porta con sé. Quali sono tali appelli?

  1.  Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna. Anzitutto chiediti che cosa ti nutre veramente. Impara a distinguere ciò che sazia da ciò che inganna. Pensate all’uso delle sostanze da parte di numerosi ragazzi che con disinvoltura si procurano e assumono le pastiglie dello sballo. Abbiamo sentito: morto un ragazzo di sedici anni a Riccione. Ma qual è stata la domanda che ci si è fatta? Chi gli ha fornito la dose mortale? E se invece la roba era buona, tutto andava bene? Troppi interessi in questo mondo notturno: che toccano il divertimento, i locali, i consumi. E alimentiamo la menzogna che in fondo sia normale, basta stare attenti a quello che si assume. Anzi l’ecstasi ha un nome seducente: è la “droga dell’amore”, perché quando la prendi tutti diventano simpatici e a tutti vuoi bene. Fa’ attenzione perché puoi mancare all’appuntamento con la vita, cercarla dove non si trova o addirittura perderla dove speravi di trovarla.
  2. La gente sembra colpita dalle parole di Gesù e chiede: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?» per orientare correttamente la vita?. E Gesù risponde: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che ha mandato». La tua vita cambia, sta in piedi se credi in Gesù e al suo vangelo. Quale logica ti muove? Avete sentito di Mauro Berrutto, l’allenatore della nazionale di volley che ha mandato a casa quattro giocatori titolari per motivi disciplinari? Poi i rapporti si erano fatti tesi con la squadra e ha preferito rinunciare all’incarico. I valori cui tengo - ha detto l’allenatore - non sono negoziabili neppure con i traguardi ormai vicini della squadra. Ecco, a che cosa credi? Al compromesso, a tutto va bene allo stesso modo, a “ma sono dei bravi ragazzi”? Guarda di non vendere mai la tua fede, di non edulcorarla, di non richiuderla in un compromesso dove lavori in parrocchia, ti sposi in chiesa ma hai perso il vangelo.
  3. E allora, siccome i discorsi diventano impegnativi, la gente a questo punto chiede a Gesù: qual è il segno che quello che dici è vero? Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? E Gesù invita a cercare il pane che viene dal cielo. La tua vita cambia se cerchi e spezzi questo pane. In questi giorni i vescovi di Treviso e di Vittorio Veneto hanno inviato ai cristiani una lettera sulla complessa vicenda dei profughi. Lettera ripresa nella stampa locale e che trova talora commenti caustici o scomposti, della serie “metteteli in Vaticano”. Mi pare che l’appello dei vescovi non sia “tocca a me, tocca te”, bensì: ciascuno faccia la sua parte con intelligenza e con il cuore, cercando di rispondere non con gli slogan ad effetto ma con la responsabilità e un po’ di pane che profumi di cielo, di visioni più grandi di quelle in partita doppia con cui misuriamo talvolta la vita. Il pane del cielo non si limita a saziare qualche appetito: dà la vita al mondo. 
    Seguire Gesù non sopporta i compromessi, non si limita a blande e alterne risposte. È responsabilità di una vita nuova con la quale Dio ridisegna il mondo e la storia.

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