Quinta domenica del tempo ordinario
I
giochi olimpici di Sochi con le polemiche che accompagnano la partecipazione
degli stati e degli atleti ci ricordano un tema importante: la nostra
collocazione nel mondo, il tipo di
presenza da esercitare. Esserci nel grande gioco della vita? Fino a che
punto? Quando ci è chiesto di stabilire una distanza?
Il
vangelo di oggi ci aiuta ad entrare nella riflessione. Voi siete il sale della terra, voi siete la luce del mondo. Due
immagini che suggeriscono una collocazione e una funzione ben precisa in
relazione a qualcos’altro: il sale che dà sapore a un impasto, la luce che
illumina un ambiente. Che cosa vuole dirci Gesù?
1. Innanzitutto
il soggetto: voi. A chi sta parlando Gesù?
È il popolo delle beatitudini, pagina che immediatamente precede questo
nuovo approfondimento. Gesù ha tracciato la fisionomia dei discepoli in un
progetto di realizzazione che non segue logiche di potere, di successo, di
ricerca delle apparenze, ma strade di verità e di essenzialità. Sei beato se individui
quello che conta, se povertà o ricchezza non ti fanno perdere di vista
l’essenziale, se la fraternità, la pace, la giustizia sono la tua continua
ricerca. Ebbene, ai discepoli che seguono questo progetto, Gesù rivolge ora un
ulteriore invito. Non tenete questa prospettiva solo per voi. Perché il voi va coniugato con altri, con una
responsabilità nei confronti dell’umanità: sale
della terra, luce del mondo. Non
esiste beatitudine in un intimismo devoto preoccupato di salvaguardare se
stesso. Sei beato se la terra e il mondo diventano la tua collocazione. Fa bene
o fa male la presenza di un paese alle olimpiadi quando c’è potrebbe esserci
una questione aperta sui diritti umani? Il caso Russia ci ricorda un’altra
celebre pagina della storia di quel Paese quando il 7 marzo 1963 Papa Giovanni
ricevette in udienza il genero e la figlia di Kruscev. «Può essere una delusione, - disse il papa- oppure
un filo misterioso della Provvidenza che io non ho il diritto di rompere».
La storia ha dimostrato la presenza di quel filo. Ecco, ci sono situazioni in
cui potremmo fare i sostenuti, distaccati da un mondo che di cristiano ha ben
poco. Ma i discepoli del Signore non possono perdere l’appuntamento con la
terra. È sempre faticoso ricominciare quando non ci sei.
2. Ma
esserci come? Ecco allora la prima similitudine: il sale della terra.
Un’immagine che ci richiama per lo meno tre significati. Anzitutto dare sapore.
Il discepolo restituisce sapidità alla terra perché quanto si vive abbia
vigore, non sia sciapo. In secondo luogo la conservazione. Di sale ce n’era
tanto in Palestina: proveniva dal Mar Morto e a Magdala, villaggio che Gesù
frequentava, lo si usava anche per la conservazione del pesce. Infine il sale
lo si usava in un particolare e importante accordo: il “patto di sale” sancito
da un pizzico di sale che entrambi i contraenti assumevano per dire
l’incorruttibilità del vincolo stabilito. Quando Dio si lega a Davide, ad
esempio, fa un “patto di sale”. Ecco il compito del discepolo: far assaporare
il gusto della vita, conservare tale sapidità. Ma ciò che dà sapore è il patto
che Dio ha stabilito con gli uomini: per quanti disastri possiamo combinare Dio
ha sancito con il sale la sua fedeltà. È inviolabile. In questi giorni ci siamo
trovati di fronte a un attacco inaudito da parte del Comitato ONU per i diritti
dei fanciulli che accusa la Chiesa, il Vaticano nella fattispecie, di non aver
preso chiara posizione contro il problema della pedofilia e di non intervenire
adeguatamente in relazione a aborto, contraccezione e diritti omossessuali. Adeguatamente significa chiaramente
secondo quello che l’ONU ritiene adeguato.
E siccome far cambiare idea alla chiesa non risulta proprio semplice, la si
colpisce in quell’aspetto dove ha rivelato le proprie fragilità, trascurando
oculatamente tutte le risposte che nel frattempo sono state date. Voi siete il sale della terra. Che
significa? Vuol dire continuare ad esserci e ricordare all’umanità che c’è un
patto di sale che non può essere cancellato. Un patto che dà sapore alla vita,
che la preserva, la promuove.
3. La
seconda immagine è quella della luce. Il sale è nascosto, si scioglie. La luce
invece associata all’idea della città sul monte dice visibilità. Dov’è questa
visibilità? Vedano le vostre opere buone [lett.
kalà erga belle] e rendano gloria al Padre che è nei cieli. Il discorso dell’ONU ci
urta, ma comprendiamo che non è il nostro problema principale. Perché noi non
vogliamo convincere la gente con i pronunciamenti, ma con le opere. Opere
belle. Una vita bella. Tu sei luce del mondo quando liberi la vita del vangelo.
Che forza ha avuto la madre di Francesca Rago, la ragazza uccisa sulle strisce
pedonali, per chiamare chi ha investito sua figlia e dirgli: «Capisco il suo
dramma, venga al funerale di Francy»? Ecco le opere belle che ci fanno capire
che le beatitudini si diffondono e promuovono un’altra organizzazione delle
nazioni unite: unite come fratelli e figli dello stesso Padre. Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il
puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se
sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la
tua tenebra sarà come il meriggio.
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