sabato 7 settembre 2013

Omelia 1 settembre 2013

Ventiduesima domenica del T. O.

In questi giorni di Mostra del cinema, mentre registi e attori sfilano sul tappeto rosso, comprendiamo che quella passerella è più lunga della kermesse veneziana e raggiunge ogni luogo e ogni tempo. È la voglia di visibilità, di necessaria considerazione, di pubblico riconoscimento che spesso accompagna la vita degli uomini. Anche ai tempi di Gesù le cose non erano diverse: dopo la liturgia sinagogale un fariseo invita Gesù a pranzo. Era una consuetudine diffusa che dopo l’ascolto assembleare la discussione continuasse a casa e per questo si cercava di invitare il rabbino e le persone più ragguardevoli. Una rigida etichetta stabiliva i posti di ciascuno: persone importanti al centro, accanto il padrone di casa e poi tutti gli altri, in base al loro ruolo sociale. Un banchetto, inoltre, a porte aperte che consentiva di essere visto e accostato dai passanti e anche a qualche povero che non era interessato alla teologia ma a ricevere un pezzo di pane. Ecco la passerella umana, la voglia di apparire che può smentire la logica di Dio, la parola che hai appena ascoltato, il banchetto della fraternità al quale partecipi ogni domenica. Quando l’evangelista scrive questa pagina, infatti, non c’è più un fariseo che invita a pranzo, ma c’è la comunità che celebra l’Eucaristia, evento che dovrebbe suggerire una logica diversa da quella del mondo. Cosa ci fa capire Gesù?

1.    Quando sei invitato a nozze non scegliere il primo posto. Notiamo anzitutto l’uso del singolare: tu. Il rinnovamento che Gesù ha in mente comincia dal rovesciamento di prospettiva che ciascuno può personalmente sostenere e operare. Non interessa se tutti gli altri funzionano diversamente: tu comincia a cambiare il sistema. Perché Gesù sa benissimo che talvolta ci nascondiamo dietro facili alibi e i luoghi comuni, dove generalizziamo o pretendiamo che siano gli altri a cambiare: la situazione italiana e le colpe dei politici, la mia azienda e le colpe dell’imprenditoria, la chiesa e le colpe del Vaticano. Certo, ci sono delle responsabilità che appartengono ai vertici di un’istituzione, ma questo non esime ciascuno dal ricercare le proprie, a cambiare stile. Come sta facendo papa Francesco: il pontefice sembra ben consapevole che nella Chiesa c’è talvolta uno stile poco cristiano e che qualcuno ama i tappeti rossi. Ma il cambiamento inizia a farlo lui, con semplicità, andando a celebrare una messa e preparandosi sedendosi tra la gente in fondo alla chiesa. Non lamentarti del sistema. Incomincia a cambiarlo tu.

2.    Ma perché scegliere l’ultimo posto? Perché è la logica aperta alle sorprese maggiori. Se sei all’ultimo posto hai tutto da guadagnare, non corri il rischio che ci sia qualcuno che ti spiazza e ti costringa a retrocedere: puoi solo avanzare. Amico, vieni più avanti. In questi giorni ho incontrato una persona che per motivi professionali segue ragazzi e giovani che si stanno affermando nel mondo dello sport. Ed emerge la presenza di genitori che caricano i loro figli di una serie di messaggi in cui la ricerca dell’eccellenza non ammette deroghe, né esitazioni. Genitori che mentre il figlio undicenne tira di fioretto con un coetaneo gli urlano: “Ammazzalo”. Genitori che inveiscono contro il mister accusato non solo di non mettere in campo il loro figlio, ma anche di non essersi accorto delle sue doti spettacolari. È vero: nello sport, come nell’arte e in qualsiasi altra attività devi crederci e non fare le cose a metà. Ma quando la prestazione prende il sopravvento sulla persona ecco che cresce l’ansia, il confronto, la frustrazione. Lo sport è importante nella vita di un ragazzo, ma possiamo lasciargli la possibilità di essere un ragazzo, di fare le sue esperienze senza dover gestire l’esigenza di affermazione del padre o della madre? Chi si umilia sarà esaltato. Ritrova l’humus, il pianeta terra: persino Dio è disceso. Mantieni sempre i tratti della semplicità, dell’immediatezza, della cordialità. Figlio, compi le tue opere con mitezza, e sarai amato più di un uomo generoso. A questo ci serve l’ultimo posto.

3.    Infine Gesù indica una strada per crescere nell’umiltà e nella verità: cambia giro. Si cambia logica se cambiano le frequentazioni che ti imprigionano, quelle che sai già come va a finire. Io ti invito, tu mi inviti, stessi discorsi, stesse dinamiche. Tu quello di sempre. Al contrario, quando dai un pranzo o una cena invita poveri, storpi, ciechi e zoppi. Fatti una parentela nuova che ti riveli qualcos’altro di te, qualcos’altro per cui puoi essere apprezzato e accolto, anche se non cammini su un tappeto rosso. I poveri ci offrono la straordinaria occasione per ritrovare la parte migliore di noi: quella che ha a che fare con l’amore e quella che ha a che fare col futuro. Perché ci impediscono di chiuderci nelle relazioni in partita doppia e ci costringono a pensare a un banchetto un po’ più grande dalla grigliata con gli amici. Occhio al giro che frequenti perché c’è il rischio si sbagliare appuntamento. Sovverti le logiche troppo rigide del fariseo e lascia che Dio ti possa stupire con la sua novità per quello che gli altri ti possono suggerire e per quello che tu puoi essere in grado di fare.

Nessun commento:

Posta un commento