sabato 2 giugno 2012

Omelia 3 giugno 2012

SS. Trinità 2012

Il poeta trevigiano Andrea Zanzotto, recentemente scomparso, comincia una sua poesia con queste parole:
Siamo, anche se io stento, fatti di orizzonte,
disadattati a questo tipo di mondo.
Siamo fatti di orizzonte, anche se stentiamo a riconoscerlo e questo mondo, spazio delle nostre vicende, ci va stretto se limitato ai brevi confini che immediatamente percepiamo. Nel cuore di ogni uomo è stampato l’orizzonte di Dio e non ci rassegniamo quando esso scompare. Ce lo ricorda la festa di oggi, squarcio aperto sul mistero della comunione divina tra il Padre, il Figlio e lo Spirito e ce lo suggeriscono i fatti di questa settimana, talvolta così lontani da Dio e così disperatamente alla ricerca di lui.

1.    La prima immagine è quella del terremoto. Ancora una volta questa terribile esperienza ha segnato il nostro Paese. Anche noi ne abbiamo percepito i sussulti e quando questo succede ti senti fragile e vulnerabile, bisognoso di salvezza. Tra le drammatiche immagini che ci sono giunte ce n’è una che mi ha colpito. Quella di un operaio inginocchiato fuori della propria azienda crollata: il viso raccolto tra le mani che invano cercavano di nascondere le lacrime e quel segno di croce che ha concluso la sua intensa preghiera. Noi siamo fatti di orizzonte e quando gli eventi sembrano cancellarlo, scopriamo che essi non lo riducono nello spazio di una relazione con Dio che ci accompagna anche nei momenti dolorosi dell’esistenza: interroga pure i tempi antichi, ci fu mai divinità così vicina a te, come lo è il Signore nostro Dio? Il Dio cristiano ha scelto di partecipare alle vicende del mondo non attraverso effetti mirabolanti, ma rimanendo accanto agli uomini anche nell’esperienza del dolore e della morte: attraverso suo Figlio che nella morte ha sconfitto la morte. Una psicologa che segue i bambini nelle zone colpite dal sisma affermava: la loro serenità dipende dalla capacità di speranza degli adulti. E la speranza è legata agli orizzonti della vita, a quello in cui credi e a cui ti affidi perché non sei onnipotente. È legata alla possibilità di indicare ciò che passa e ciò che resta, a non sottovalutare l’economia di un territorio ma a scoprire, nello stesso tempo che c’è un’altra economia, suggerita dalla solidarietà e dall’apertura all’altro. Ecco l’orizzonte di Dio che torna ad allargarsi.

2.    Una seconda istantanea, questa settimana ce la consegna la torbida vicenda che ha interessato il Vaticano e che ha creato e sta creando sconcerto tra i fedeli. Corrispondenza furtivamente sottratta dal tavolo del pontefice e abilmente usata in maniera scandalistica ci ha messo di fronte a una chiesa in cui le logiche del mondo sembrano aver preso il sopravvento su quelle del vangelo. Ci fa male riconoscere che l’orizzonte di Dio possa essere confuso proprio da chi dovrebbe indicarlo in maniera più chiara. Ma quell’orizzonte rimane tale ed è sempre la chiesa ad aprircelo, nonostante le ambiguità e il peccato di alcuni suoi membri. Perché la chiesa non è solo nelle bassezze vere o presunte nelle quali ci convoca in giudizio un tribunale mediatico che pretende di ergersi come supremo giudice e pubblica gogna. La chiesa è anche quella di don Ciotti che ti strappa dalla piovra mafiosa, è quella dei Cappuccini a Milano che serve gratuitamente duemila pasti al giorno, è quella che si accolla gli oneri della scuola materna parrocchiale per continuare a offrire un servizio educativo. Ed è quella che ogni giorno in tutte le chiese del mondo continua a dire: “Prendete e mangiate” e “Io ti assolvo dei tuoi peccati”. È la chiesa che raccoglie il mandato del suo Signore e continua ad agire in nome suo. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Perché le mense può aprirle anche qualche altro ma solo nella chiesa conosci il volto di Dio ed entri nella comunione con lui: Non può aver Dio per Padre chi non ha la chiesa come madre (Cipriano).

3.    La terza immagine la raccogliamo dal meeting internazionale della famiglia che si tiene in questi giorni a Milano. Questa circostanza ci consente di ritrovare una straordinaria analogia con l’orizzonte di Dio, perché nelle vicende della famiglia è custodito un frammento della sua luce. Anche Dio infatti è famiglia, quella costituita dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito in un amore unico e eterno. Pensate allora a quelle ipoteche che talora pesano sul matrimonio di due giovani. Non bastassero le loro fatiche ed esitazioni, si trovano spesso a battagliare con una famiglia che detta regole sul matrimonio, che pretende standard convenzionali per non sfigurare e che detta legge sugli invitati al punto da escludere la propria presenza se c’è qualche altro, magari la propria ex. Il sacramento dell’amore condizionato pesantemente da antiche rivalse e indirette ritorsioni. Ma a Milano l’amore torna ad andare in onda, regalandoci la sorpresa di chi ci crede ancora e non si lascia catturare nei vicoli ciechi di sentimenti privi di fede e di ragione. 

Siamo, anche se io stento, fatti di orizzonte. La festa della Trinità allarga ancora una volta tale orizzonte e ce lo riconsegna perché ogni esitazione non ce ne faccia perdere l’anelito e ogni restrizione non ci lasci tranquilli.

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